Un decalogo per Sant’Agata pulita Il Comune si impegna, ma non con i cittadini

«Il Comune di Catania dà la sua piena e totale disponibilità a stilare un decalogo di valori etici per le festività agatine». A comunicarlo, durante la conferenza stampa indetta stamattina dal Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata, non è stato però il sindaco Raffaele Stancanelli o un suo delegato. E nemmeno il presidente del comitato comunale per le celebrazioni, il commendatore Luigi Maina. E’ stato invece l’ex preside della facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania Nunzio Famoso, per l’occasione portavoce dell’amministrazione etnea. Amministrazione attesa sia dai giornalisti riuniti nell’aula A2 dell’ex monastero dei Benedettini sia dai promotori dell’iniziativa: le associazioni Addio Pizzo Catania, Banca etica della Sicilia orientale, Cope (Cooperazione paesi emergenti), Cittàinsieme, Fondazione Fava, Libera, Mani Tese Sicilia, Movi (Movimento di volontariato italiano) e Pax Christi. Che da tre anni chiedono agli attori principali della festa – il Comune di Catania e la Chiesa – un fermo passo in avanti verso la legalità. Tema al centro intanto di un processo sostenuto dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Dopo i saluti di rito, l’ex preside Famoso – «sempre attivo per la legalità e che da tre anni ospita il nostro comitato», spiega Renato Camarda di Libera – annuncia di aver ricevuto una telefonata dal sindaco. «Molto alterato», spiega Famoso, e deciso a non far passare il messaggio di un’amministrazione comunale disinteressata a fare la propria parte. Così la decisione di sedersi attorno a un tavolo con la società civile, la Chiesa e le associazioni agatine per stilare il decalogo chiesto dal comitato, «in vista di un futuro regolamento». La comunicazione, però, viene girata dal commendatore Maina e da due delegati comunali direttamente all’ex preside di Lingue, mezz’ora prima della conferenza stampa. Una promessa tra istituzioni e non fatta direttamente ai cittadini. Che non l’hanno presa bene. «Forse perché ci hanno abituati a pensar male», commenta Giovanni Caruso, volontario del Gapa – associazione attiva a San Cristoforo – e collaboratore de I Siciliani giovani.

Una disponibilità, quella del Comune, accolta con diffidenza ma che, secondo Camarda, si inserisce tra le novità di queste ultime settimane. Prime tra tutte, l’invito alla legalità dell’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina e il regolamento adottato dalla Chiesa etnea per una maggiore sicurezza durante le festività agatine. Una voglia di cambiamento osteggiata da alcuni parroci in nome del «regolamento delle tradizioni». Sacerdoti che, in un volantino, invitano tutti «a percorrere la tradizionale salita di San Giuliano di corsa». Una tradizione che in realtà non lo è, «voluta da qualcuno alla fine degli anni ’60», spiega Camarda: iddu, secondo un’intercettazione telefonica agli atti del processo.

«Ma anche le tradizioni possono cambiare – dice Milena Verzì, madre di Andrea Capuano, il ragazzo morto in via Etnea nel 2010 a causa della cera rimasta in strada dopo il passaggio della patrona – Basta crederci e metterci la volontà. Io voglio vedere cambiamenti veri». Al momento, però, la signora ha solo domande, rimaste senza risposta in questi anni. «Vorrei sapere perché a Catania sono arrivati 250 chili di segatura – chiede – A che servono, considerato che un’ordinanza vieta di accendere i ceri in processione?». E vorrebbe sapere anche perché questo divieto non viene mai rispettato. «Ci vantiamo che la festa di Sant’Agata è la terza più bella del mondo – conclude – Ma il mondo li conosce i suoi retroscena?».

Pare non li conoscano nemmeno i catanesi. «Quello che manca è un vero processo educativo della città – spiega Famoso – La mafiosità non ha solo nomi e cognomi, ma è anche nell’omertà dei cittadini». «Vorrei che i catanesi capissero che la nostra non è una lotta contro il culto di Sant’Agata, ma per il culto – interviene Valeria Gallitto del Cope – Affinché i veri valori della festa vengano riportati al di sopra di qualunque interesse».

[Foto di giopuo]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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