Un Akragas ecumenico, via alla stagione Tra lo stadio inagibile e tanti ex catanesi

«Evviva San Calò». La benedizione è arrivata, adesso si gioca. Ieri, al popolo agrigentino, ribattezzato per l’occasione akragantino, è stata presentata la nuova squadra. Molte e sostanziali le novità, varie le conferme. La prima scena si gira alle 19, in viale della Vittoria. La strada è chiusa al traffico, in lontananza i cori degli ultrà. «Mi scusi, siamo in prossimità dello stadio?», chiedono alcuni turisti che non si spiegano diversamente il tifo dell’ancora sparuto gruppo di sostenitori dell’Akragas. In realtà non siamo in prossimità dello stadio e non lo sarà nemmeno la squadra, almeno per i primi match di questo campionato di Lega Pro. Nonostante il main sponsor della compagine biancazzurra sia l’Enel, lo stadio Esseneto risulta ancora inagibile a causa dell’impianto di illuminazione. La società sarà dunque costretta a giocare a Trapani, versando una quota di circa diecimila euro per l’ospitalità e i servizi. 

Problemi tecnici a parte, però, l’entusiasmo attorno al nuovo team è tanto; così come il calore che la città riserva a tutti i nuovi arrivati. Dal presidente onorario Marcello Giavarini all’amministratore delegato Peppino Tirri, passando per i nuovi acquisti, come Almiron e il giovanissimo centrale difensivo Lovric, fino al mister Legrottaglie e il capitano Ciro Capuano. Standing ovation, poi, per il bomber Savanarola. In realtà il nuovo duumvirato Giavarini-Alessi lascia un po’ perplessi i tifosi, i quali prima intonano «Abbiamo solo un presidente», ma poi, alle parole di pace, amore e fratellanza del licatese Giavarini, si sciolgono in un applauso fragoroso. «Noi con i giornalisti non ci parliamo», affermano gli esponenti dello zoccolo duro della curva. Quando scoprono poi che MeridioNews ha la sua sede centrale a Catania sono ancora più determinati. Il perché lo si dirà a breve.

Sul palco, prima della presentazione, un video ripercorre la scorsa stagione. Poi la festa. A uno a uno viene presentato ogni tassello del nuovo mosaico societario: dirigenti, responsabili marketing, staff medico (c’è anche il settore psicologico). Si dà spazio pure a un progetto sostenuto dal club: Love Project, un libro che sarà distribuito in tutta la provincia per sensibilizzare al mangiar sano. È il momento del nuovo allenatore: Nicola Legrottaglie sale sul palco e inizia a raccontare i suoi sei giorni nella Città dei Templi, partendo dalla prima telefonata. A contattarlo è il figlio del procuratore Fifa, e adesso dirigente, Peppino Tirri. «Ho pensato: “Ma dov’è questa Akragas, in Grecia?“. Poi mi sono reso conto che poteva essere la prima squadra italiana allenata da me. Ho chiesto qualche giorno di tempo, poi ho accettato: se mi butto diventerò bravo a nuotare».

Il traguardo dell’Akragas ecumenico di mister Legrottaglie è la salvezza, ma Ciro Capuano annuncia che ha anche un altro obiettivo. Quale sia non è ancora dato saperlo. Ma più tardi, alla cena organizzata dalla società in un ristorante del centro storico, riusciamo a programmare una confessione: a metà stagione il capitano svelerà a MeridioNews il proprio sogno. Adesso inizia il campionato: domenica l’Akragas giocherà in casa della promettente matricola Matera, che non è il solo club a richiamare l’attenzione di giocatori e tecnici. Lecce, Foggia, Benevento, Messina e Catania sono tutti avversari temibili. Catania, si diceva: due anni fa, in occasione di una innocua amichevole infrasettimanale, la squadra agrigentina ancora in Eccellenza aveva ospitato gli etnei. Fu un giovedì di fuoco, con circa un centinaio di ultrà che arrivarono ad Agrigento seminando il panico e facendo letteralmente ammutolire la curva akragantina. Niente incidenti o danni ingenti, ma tanta tensione. 

Capitan Capuano è stato il leader anche dello spogliatoio catanese e assicura: «Le tifoserie si limiteranno ai cori e non daranno problemi, anzi, saranno un esempio per le rivalità del Nord: il caso Raciti ha dato una lezione a tutti». Del Catania parla anche il mister: «Io e gli altri reduci della squadra etnea rimarremo nella storia di quella città e l’abbiamo amata. Adesso, ad Agrigento, giocatori come Almiron e Capuano avranno la possibilità di far capire a chi non ha rinnovato loro il contratto che hanno ancora tanto da dare: contano i fatti».

Gino Pira

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