«L’attività di informazione e comunicazione effettuata dall’amministrazione comunale di Catania appare in contrasto con il dettato dell’articolo 9 della legge del 22 febbraio 2000». Cioè la legge sulla par conditio per la stampa. Lo dice l’Autorità garante per le comunicazioni nella delibera con la quale stabilisce l’archiviazione del procedimento a carico di Palazzo degli elefanti. L’Agcom non procederà poiché «in via prudenziale l’amministrazione ha disposto la rimozione immediata dei comunicati stampa oggetto di contestazione dal proprio sito istituzionale». È così che si chiude la vicenda, sollevata dal movimento politico Catania bene comune, che aveva denunciato al garante – oltre che alla guardia di finanza – il Comune di Catania per la presunta propaganda elettorale per il Partito democratico fatta tramite i comunicati ufficiali destinati ai giornalisti.
Era il 13 febbraio quando Matteo Iannitti, leader del movimento, denunciava la comunicazione legata a due eventi: l’incontro tra il primo cittadino Enzo Bianco e l’onorevole del Partito democratico Giuseppe Berretta, candidato Pd nel collegio uninominale e plurinominale di Catania; e la discesa in Sicilia del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, paracadutato nel collegio plurinominale etneo come candidato alla Camera e arrivato all’ombra dell’Etna il 15 febbraio. Due appuntamenti che, secondo Iannitti, sarebbero stati sponsorizzati nonostante la legge lo vietasse. «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni», si legge all’articolo 9 della normativa.
A quegli appuntamenti, poi, si aggiungeva la nota sull’approvazione, in Consiglio comunale, della delibera sulla rottamazione delle cartelle esattoriali. Un comunicato all’interno del quale venivano riportate le dichiarazioni sia del sindaco sia dell’assessore al Bilancio Salvatore Andò. Secondo il garante, «non ricorre il requisito dell’indispensabilità né l’indifferibilità delle iniziative ai fini dell’efficace assolvimento delle funzioni proprie dell’ente, in quanto tali informazioni e notizie ben avrebbero potuto essere diffuse al di fuori del periodo elettorale, non ricorrendo alcuna esigenza di urgenza o improcrastinabilità».
«La pronuncia dell’Agcom dimostra la fondatezza della nostra azione – si legge nel commento di Catania bene comune alla notizia del pronunciamento dell’Autorità – e il disprezzo dimostrato negli ultimi anni dai vertici dell’amministrazione comunale verso la corretta informazione istituzionale. Alla fine è dovuta essere un’autorità nazionale a sancire l’uso propagandistico dell’ufficio stampa del Comune, nel silenzio gravissimo delle figure di garanzia alle quali sono pervenute decine di segnalazioni formali e che mai hanno inteso agire».
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