Uffici di polizia tra crolli e infiltrazioni piovane I sindacati: «Dalla questura un muro di gomma»

«Un muro di gomma», è così che Marcello Rodano, segretario del Movimento dei poliziotti democratici e riformisti, definisce l’atteggiamento del questore nei confronti delle diverse denunce sullo stato degli uffici di polizia. Ambienti poco puliti, edifici senza certificazioni antiincendio, infiltrazioni, danni strutturali e affitti eccessivi. Sono queste le condizioni in cui si trovano le otto questure e i 24 uffici della polizia di Stato sul territorio di Catania e provincia. A denunciarlo due sindacati di polizia che, da anni, cercano di portare all’attenzione nazionale la situazione. «Non è sicuramente colpa del questore Marcello Cardona se oggi ci troviamo così – continua Rodano – tuttavia non mi sembra la persona più attenta ai problemi di sicurezza dei lavoratori». Un giudizio severo, che pesa come un macigno sulla nuova gestione della questura etnea, soprattutto perché proviene da un ambiente gerarchico –  solitamente poco avvezzo alle critiche interne – come quello della pubblica sicurezza.

A riportare l’attenzione sulle condizioni delle strutture di polizia, il crollo del tetto dell’ufficio denunce del commissariato di Caltagirone avvenuto nel pomeriggio di domenica scorsa. Una «tragedia sfiorata» – come la definisce il segretario Rodano – che ha danneggiato seriamente i locali e le forniture ma che, fortunatamente, non ha ferito nessuno. «Un miracolo, se consideriamo che stiamo parlando di un posto solitamente pieno di gente. Ci sarebbero potuti essere dei morti, si sono rotti dei tavoli per il peso dei calcinacci». Il cedimento, causato probabilmente da infiltrazioni piovane, ha distrutto la sala, costringendo il personale a spostarsi negli altri ambienti già occupati dell’edificio. Con gli ovvi disagi per i lavoratori e gli utenti del commissariato. 

Il caso di Caltagirone è solo la punta di un iceberg che mette a nudo presunte carenze e deficit in materia di certificazioni di sicurezza. A raccontarle a MeridioNews è Tommaso Vendemmia, segretario del sindacato di polizia Siap: «A Caltagirone già nel 2008 abbiamo inviato un esposto all’ufficio di vigilanza del ministero che, dopo gli accertamenti dovuti, ci comunicò l’inizio dei lavori necessari. Noi ci siamo fidati, ma evidentemente nulla è stato fatto». Il sindacalista ricorda inoltre il caso del decimo reparto mobile di Corso Italia, a Catania, bonificato dall’amianto, ma ancora in pessime condizioni: «Il capannone del reparto era pieno di eternit. Dopo le nostre denunce il proprietario ha rimosso il materiale ma la situazione rimane precaria. Le palazzine presentano cedimenti sulla facciata, i cornicioni sono pieni di screpolature, i bagni in disuso, l’umidità sale da terra e ci sono infine problemi con gli impianti elettrici. Tanto che è a gennaio è scoppiato un incendio».  A mancare, secondo Vendemmia, sono «la certificazione di prevenzione antincendio» e «le verifiche antisismiche».

Un problema che non si limita solo al decimo reparto, ma sembra essere comune a molte strutture, sia di proprietà delle pubbliche amministrazioni che dei privati. Come, ad esempio, l’ufficio del personale in via Ventimiglia 18, l’ex carcere borbonico dove sono presenti «infiltrazioni dal tetto, cedimenti vari mai risolti – continua il poliziotto del Siap – e problemi con le certificazioni antincendio». 

Un altro nodo da risolvere è quello che lo stesso questore Marcello Cardona – durante l’evento organizzato dall’amministrazione comunale sabato scorso – ha definito «la più grande sconceria che ho ereditato». Il riferimento è al cosiddetto Garage questura, sede della motorizzazione civile. Di proprietà della Vir Immobiliare, l’edificio costa ogni anno circa 680 mila euro allo Stato e «presenta problemi di certificazioni» afferma Tommaso Vendemmia. Anche la questura centrale di piazza Nicolella non è esente da alcuni problemi: di proprietà della Banca d’Italia, da anni la struttura dev’essere ristrutturata a causa delle infiltrazioni d’acqua nella sala operativa. La sede della squadra mobile, anch’essa in via Ventimiglia non ha uscite di sicurezza e «anche qui – spiega il sindacalista – credo non ci siano certificazioni antincendio». L’ultima è la divisione amministrativa e sociale, sede dell’ufficio immigrazione di viale Africa.  Anche li, in fine, ci sarebbero prescrizioni dei vigili del fuoco che secondo il sindacalista «non sono state ottemperate». 

Mattia S. Gangi

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