Il tanto atteso testo collegato alla Finanziaria subisce una dieta dimagrante. L’ennesimo scontro tra Assemblea regionale e giunta di governo finisce con tre dei quattro documenti che costituivano il cosiddetto collegato messi da parte. In aula finirà solo il primo, quello più generale. Tutti gli altri dovranno essere presentati dal governo Musumeci come disegni di legge separati. Ecco dunque, quali norme ricevono uno stop momentaneo, in attesa di migliore sorte.
LE NUOVE ASSUNZIONI
La giunta aveva proposto misure per fermare la riduzione del personale a partire dal 2019 e lo stop al blocco del turnover. Le stime sono di seimila nuovi dipendenti in tre anni. In particolare nel reparto non dirigenziale si investirebbe per il 2019 non più del 75 per cento di quanto speso l’anno precedente per personale poi andato in pensione. Percentuale che aumenta nel 2020, si arriva all’85 per cento, e al 2021, quando si toccherà il 100 per cento della spesa. Nel prossimo biennio, poi, ci sarà la possibilità di progressioni verticali del personale già in servizio a seguito di procedure selettive. Nel settore dirigenziale invece l’investimento per le nuove assunzioni sarebbe minore: nel 2019 non più del 30 per cento di quanto speso l’anno precedente per dirigenti andati in pensione, il 40 per cento nel 2020, il 50 nel 2021.
In più si dispone l’iter per la stabilizzazione di 540 dipendenti precari a tempo determinato delle ex Province (175 a Trapani, 129 ad Agrigento, 101 a Enna, 96 a Messina, 37 a Catania e 2 a Caltanissetta) e di 2.774 precari di enti in dissesto e pre dissesto. Figure che dovrebbero transitare nella partecipata Resais.
RISORSE AI COMUNI
Prevista una riserva di quattro milioni di euro per il triennio 2019-2021, a valere sul Fondo per le autonomie locali, in favore delle Unioni dei Comuni per i servizi di trasporto pubblico comunale, la pianificazione urbanistica ed edilizia, la pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi, la gestione del sistema locale dei servizi sociali, per l’edilizia scolastica e per la polizia municipale.
LA SCISSIONE DEL DIPARTIMENTO DELL’ISTRUZIONE
L’attuale unico dipartimento dell’Istruzione e della Formazione professionale verrebbe scisso in due dipartimenti, alla luce della nuova legge sul diritto allo studio (al momento ferma all’Ars) che dà più compiti all’Istruzione occupandosi anche della scuola dell’infanzia per i piccoli da zero a sei anni, e alla luce dello sblocco di alcuni avvisi della Formazione professionale.
LA NUOVA AGENZIA PER LA PROMOZIONE TURISTICA
Si propone la nascita di una nuova Agenzia per la promozione turistica per «la costruzione di un prodotto Sicilia» con il compito di lavorare in sinergia con gli attori istituzionali e gli operatori privati del settore per la promozione delle destinazioni e dei prodotti territoriali. Si prevede l’istituzione di un ente pubblico non economico, dotato di autonomia, anche economica. A tal fine previsto lo stanziamento di 250mila euro per il triennio 2019-2021. Tra gli organi è previsto un comitato tecnico consultivo, un direttore generale e un collegio dei revisori dei conti.
CONSORZI DI BONIFICA
I consorzi di bonifica continuano a erogare i servizi agli utenti solo se questi sono in regola coi pagamenti dell’anno precedente e dopo aver sanato eventuali morosità pregresse, almeno i canoni per intero dell’ultimo biennio. Ciò al fine di «ovviare alla ormai cronica situazione del mancato versamento dei canoni» e «ripristinare l’equilibrio dei bilanci». Prevista la rateizzazione delle morosità accertate.
CONCESSIONI MINERARIE
La giunta propone un ddl per riordinare i canoni minerari con apposite tabelle. In 14 articoli si disciplinano i contributi istruttori e quelli di gestione, i canoni e i diritti in materia mineraria. Il tutto, secondo il governo regionale, «consentirà un significativo incremento delle entrate regionali».
RISCOSSIONE SICILIA
La giunta aveva disposto l’erogazione di 5,2 milioni di euro per Riscossione Sicilia come saldo residuo delle somme dovute alla partecipata regionale. In più si agganciava alla normativa nazionale il calcolo delle somme da riconoscere a Riscossione per il triennio 2016-28, per un ammontare complessivo annuo non superiore a 2,5 milioni di euro, «determinato sulla base dell’incidenza della media delle riscossioni in ambito regionale rispetto a quelle nazionali, che nel triennio 2015-17 risulta pari al 6,1 per cento». A queste si aggiunge il rimborso a favore di Riscossione della quota correlata alla notifica della cartella di pagamento.
Tutte norme che, secondo il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, l’Ars ha il diritto di discutere e votare con calma. «Le riforme – ha detto – non devono essere legate a nessun tempo. Se c’è bisogno di discutere sei mesi su una legge di riforma, si diano sei mesi di tempo, non ci può essere questo legame con la Finanziaria che ti obbliga a votare subito, come fanno a livello nazionale.
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