Tutte le donne della sua vita a partire dalla regista: Simona Izzo

Da ieri nelle principali sale italiane l’ultima fatica cinematografica di Simona Izzo. “Tutte le donne della mia vita” e… il pranzo è servito!

Un bravo Luca Zingaretti indossa i panni, o meglio il grembiule, di un affermato chef siciliano che, in bilico tra la vita e la morte, viene assalito dai piacevoli ricordi di tutte le donne che ha amato e continua ad amare instancabilmente. E contemporaneamente. Perché ognuna di esse rappresenta un aspetto diverso della femminilità: c’è la madre di suo figlio, la cliente ammaliatrice, quella creativa e fantasiosa ed ancora la ragazzina dal fascino incontaminato. Ad interpretarle un cast di belle donne, la cui “integrale” avvenenza non ci viene risparmiata in ripetute, a volte superflue, scene di nudo femminile.

Accompagnata irrimediabilmente da Ricky Tognazzi, compagno nella vita privata ma anche professionale da vent’anni, la regista Simona Izzo ci racconta i personaggi e ci svela qualche retroscena del film: “Davide (Luca Zingaretti, n.d.r.) è uno chef e, in quanto tale, molto creativo, fantasioso, un po’ schizzato, eccentrico, sempre sù di giri. Nella preparazione al suo personaggio è stato coadiuvato da due noti cuochi siciliani, che lo hanno aiutato a calarsi nei panni, rivelandogli i trucchi del mestiere. È un uomo molto seducente, che si innamora follemente delle donne che nutre. Una credibilissima Isabella (Rosalinda Celentano) è la cliente preferita, buongustaia che prima omaggia il cibo, poi lo stesso cuoco. Rosalinda si lamenta perché nel film non le ho fatto baciare Zingaretti, ma lei lo possiede mentalmente in una fitta relazione epistolare dei nostri giorni (tramite sms!). (“E comunque – aggiunge ironicamente la stessa attrice – “sarebbe stato terribile far baciare due parrucche!”). Stefania (Michela Cescon) è un’intelligente creatura “bipolare” ovvero soggetta a continui alti e bassi nella sua vita. È una donna moderna, che intraprende una relazione con un ragazzo molto più giovane (Eros Galbiati) senza inibizioni. Diletta è il nome – vero – della madre ma anche della tenera adolescente (Elena Bouryka) che come una sirena invita e seduce col suo canto. Elena ci regalerà presto un angelo, una bella bimba che portava inconsapevole in grembo durante le riprese. E poi, a dominare sopra tutte, s’impone la figura di una bellissima donna, la compagna da cui più difficilmente Davide riesce a separarsi, Monica (la genuina Vanessa Incontrada), a cui lo lega anche l’esistenza di un figlio”.

Altro protagonista è il vulcano di Stromboli, “Iddu”, che sovrasta con la sua voce tuonante e la sua presenza costante in un film tutto siciliano. “Ho dato azione ad attori molto vulcanici, mai ad un vero vulcano! Ma ne è valsa la pena, quest’isola mi ha regalato degli scenari meravigliosi”.

Come mai scegliete per la terza volta di girare un film in Sicilia?
Perché io mi sento di essere una donna del Sud, con il cuore dei meridionali e la mente del Nord. Ogni volta che scendo mi sento come a casa, forse non sarebbe giusto affermare questo, ma come nel giardino di casa. Adoro l’odore di zagara e l’energia che emana questa terra. Inoltre, è sempre stata molto generosa con noi; qui gli incassi ci hanno sempre premiati. Colgo l’occasione per ringraziare la Regione Sicilia e tutti i siciliani.

Accetta Simona questo personaggio così “nutriente eppur famelico”?
Io in realtà sono una monogama convinta, ho amato molti uomini ma sempre uno alla volta, mentre Davide le ama tutte insieme: questo è il suo grande difetto. Però lo perdono.

In quale tra queste donne si identifica?
Un po’ in tutte. In me c’è l’istinto materno della Incontrada, la sofferenza e sensibilità di Monica, la sofisticatezza di Rosalinda e pure, perché no, la sirena o ex-sirena che cerca di sedurre gli uomini con il suo canto.

Ci spiega la relazione tra il cibo e l’amore, filo conduttore del film?
Già nel mondo latino il banchetto rappresenta un momento conviviale. La stessa parola “compagno” deriva da cum-panis ovvero partecipe dello stesso vitto, la persona con cui condividi il pane. Il pranzo è nella nostra affannosa società l’unico momento in cui ci si ferma e si ha l’opportunità di guardarsi negli occhi, quasi un rito religioso. Inoltre, c’è anche un livello erotico perché il cibo ti predispone all’amore, ma come in un circolo vizioso dopo l’amore sei affamato. Anche la madre diventa metafora di questo rapporto nel film: la donna infatti si fa cibo quando nutre i suoi figli con l’allattamento. Ma, mentre sfama, lei possiede. Così come lo chef che mentre ti nutre in realtà ti imprigiona tra i suoi sapori e profumi.

E la mela della locandina è scelta perché simbolo peccaminoso per eccellenza?
Sì, ma anche perché allo stesso tempo è un elemento religioso, primordiale, semplice, perfetto nel contrasto tra la buccia rossa e la polpa bianca al morderla.

In occasione dell’anteprima del film, mercoledì 11, regista, produttore e alcuni attori si sono presentati al cinema Alfieri. Per assaporare il gusto della prima proiezione live, tra i numerosi accorsi e appollaiati nei gradini pur di vedere il film. A parte la nota dolente della colonna sonora, il pubblico sembra aver apprezzato, con applausi in sala e apprezzamenti fuori dal cinema dove li attendevano i beniamini per un riscontro diretto e reale.

Benedetta Motta

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