Turismo, in città 400 piccoli hotel e b&b abusivi L’esposto: evasione fiscale e concorrenza sleale

A Catania, a fronte di circa 300 strutture ricettive autorizzate, ce ne sarebbero 400 fuori da ogni regola. Una situazione che genera un ingente danno alle casse del Comune e una concorrenza sleale che uccide il mercato. Oltre a problemi di sicurezza, per la mancata comunicazione degli ospiti alle forze dell’ordine. È l’allarme lanciato da un gruppo di piccoli albergatori, che a marzo ha presentato un esposto rimasto senza risposta a prefettura, questura, guardia di finanza, ma anche all’assessorato comunale alle Attività produttive, ai vigili urbani e alle associazioni di categoria. Proprio di recente il sindaco Enzo Bianco ha presentato entusiasta il bilancio del settore: ottimi indici di gradimento, viaggiatori in aumento in aeroporto e porto, piazzamenti lusinghieri nel periodo delle feste. «Il flusso di turisti è costante, se non in aumento – confermano gli operatori a MeridioNews – Ma le presenze registrate diminuiscono. Nei primi mesi di quest’anno abbiamo un calo del 40 per cento».

Il gruppo – che preferisce restare anonimo e riunirsi sotto la sigla Piccoli albergatori autonomi di Catania – ha effettuato una vera e propria analisi del territorio. Hanno confrontato la lista delle strutture elencate nel portale dell’ufficio del Turismo con le offerte presenti nei maggiori siti del settore come Booking, Expedia, Venere, Tripadvisor, Trivago, Airbnb. Al 31 marzo i dati mostrano 380 realtà non autorizzate. «Oggi – sottolineano – i posti letto non legali sono 2245. Oltre 820mila in un solo anno». Un numero destinato a crescere con l’approssimarsi della stagione estiva. Complici «una legislazione che lascia il tempo che trova», e «regole che fanno passare la voglia di avviare un’attività». Il Codice civile non obbliga ad avere la licenza nel caso delle cosiddette locazioni turistiche: contratti da sette giorni a un mese, in cui i titolari non devono fornire servizi (biancheria, tovagliato, reception) e non dare vita a un’attività di tipo imprenditoriale. Cioè, spiega uno degli albergatori, «non devono fare pubblicità né applicare questi contratti in più di tre proprietà». Ma il mercato è appetibile e così, sotto le denominazioni casa, apartment, b&b e home, sono nate centinaia di attività fuori da ogni controllo inserite nei normali circuiti a disposizione dei consumatori.

Dietro pagamenti rigorosamente in contanti, quindi non rintracciabili ai fini fiscali, alcuni chiederebbero anche la tassa di soggiorno. «È una truffa, perché non possono versarla al Comune. Non ne hanno titolo», spiegano gli operatori in regola. Stessa considerazione per le comunicazioni alla questura, elemento obbligatorio per ogni albergatore regolare. E, infine, mancano anche le coperture assicurative a tutela degli ospiti. Un piccolo mercato nero frammentato: «C’è chi ha 11 appartamenti, qualcuno anche 26». «Ma i clienti non possono capire se si tratta di una struttura legale oppure no», affermano scoraggiati i Piccoli albergatori autonomi di Catania. «Chiunque può aprire un’attività di questo genere. E noi ci chiediamo se abbia ancora senso continuare a pagare la licenza, le tasse alla Camera di commercio, quelle comunali e l’Inps… Perché?».

Da quando hanno presentato l’esposto nulla è cambiato, né il fenomeno ha subito rallentamenti. Anzi. «Questo solitamente è il periodo con maggiori accessi – raccontano – più che nel mese di agosto. Ma rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso noi abbiamo un calo del 30-40 per cento. Dall’esterno si potrebbe dire che il turismo in città è in diminuzione, ma non è così». Come scrivono anche nell’esposto, «basta leggere le date e il numero delle recensioni attribuite dai clienti alle singole strutture abusive e si può immaginare il movimento di denaro che vi è stato e vi è ancora». Ad avallare la situazione sarebbe la mancanza di controlli o la loro inefficienza. Il gruppo richiama anche le associazioni di categoria. «Federalberghi, Federturismo e Abbetnea dovrebbero fare una profonda e attenta riflessione sul loro specifico ruolo nel territorio – attaccano – Alle parole devono seguire le azioni, altrimenti, meglio stare zitti». E concludono: «Chi pratica l’abusivismo deve tassativamente essere denunciato e sanzionato. Chi incappa in un abusivo ha il dovere, civile e morale, di denunciarlo. Chi tace è complice».

Carmen Valisano

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