L’invito all’astensione da parte di Renzi è «un attentato a un diritto costituzionale». Ne è convinto Aurelio Angelini, docente universitario di Sociologia dell’Ambiente e presidente regionale della Fondazione Unesco, che insiste: «Votare è l’esercizio di una prerogativa costituzionale. Invitare a non farlo è un fatto gravissimo».
Il dibattito, nel corso di questa campagna referendaria, si è spostato dalla contrapposizione tra favorevoli e contrari alla questione dell’astensionismo. Cosa ne pensa dell’invito al non voto?
«Penso che bisogna andare a votare, perché è l’esercizio di una prerogativa costituzionale, che riguarda la partecipazione diretta dei cittadini nelle decisioni pubbliche. In Italia abbiamo un ordinamento referendario molto limitato e non possiamo certo ucciderlo con la non partecipazione. Invece il governo italiano invita a non praticare un diritto costituzionalmente incardinato nell’equilibrio dei poteri del nostro Paese. È un fatto gravissimo».
In molti hanno accostato le parole del premier a quelle di Craxi – «andate al mare» – per il referendum del ’91 sulla modifica alla legge elettorale.
«Fece scandalo anni fa. Eppure l’allora presidente del Consiglio, in campagna elettorale non aveva invitato esplicitamente all’astensione, disse “domenica andate al mare”. Gli italiani fortunatamente andarono a votare e poi andarono al mare e il quorum venne raggiunto. Ma quel governo, come tutti i governi, si sono sempre astenuti in merito alla partecipazione, è gravissimo quello che ha fatto il presidente del Consiglio Renzi, è un attentato a un diritto costituzionale».
Lei, da privato cittadino e non nella funzione di presidente dell’Unesco, si è schierato apertamente a favore del “sì”. Perché?
«Ci sono due aspetti: uno riguarda la tutela del patrimonio naturalistico e ambientale che potrebbe essere gravemente inciso dalla proliferazione delle attività estrattive, il secondo riguarda invece le politiche energetiche di scenario della nostra Regione e del nostro Paese. Se pensiamo a un futuro che continua a basarsi su una fonte fossile, che rappresenta l’energia del passato, oppure se vogliamo andare verso le energie da fonti rinnovabili, e quindi prepararci al futuro in condizioni di sostenibilità ambientali e con apparati tecnologici adeguati alla qualità dello sviluppo che tutti noi desideriamo».
A proposito di patrimonio naturalistico, quali sono i siti naturali Unesco in Sicilia?
«I beni naturalistici iscritti al patrimonio mondiale Unesco sono l’Etna e arcipelago delle Eolie. E poi abbiamo in corso una procedura per l’iscrizione dei banchi del Canale di Sicilia, quindi c’è un impegno da parte nostra per la tutela del patrimonio naturalistico della Sicilia».
Insomma, l’Unesco non entra a gamba tesa nel dibattito politico italiano, ma si schiera comunque in favore delle biodiversità che vivono nel Mediterraneo.
«Noi ci schieriamo a tutela delle biodiversità e di tutto quello che, in mare come sulla terraferma, è patrimonio non solo dei siciliani, ma dell’umanità intera. Siamo per evitare che questo venga sfregiato da attività che compromettano il valore patrimoniale. Questo è il nostro auspicio, poi non è compito nostro invitare ad andare a votare o indicare cosa bisognerebbe votare, in ogni caso ricordiamo che il voto è un dovere civico e quindi è importante che venga esercitato. Poi ognuno decida come ritiene di votare».
Dopo il percorso arabo-normanno l’Unesco sta accendendo i riflettori su nuove realtà siciliane?
«Stiamo ragionando sull’area delle saline e Paceco e sull’area dello Stagnone e dell’isola di Mozia. Si pensi cosa significherebbe per questo territorio di straordinaria bellezza paesaggistica, oltre che naturalistica e archeologica, un eventuale incidente nelle aree prossime a questo territorio. Per questo dobbiamo invitare i nostri decisori politici a riflettere».
La Sicilia potrebbe essere pronta alla nuova sfida energetica che punti sulle rinnovabili?
«La Sicilia ha una quantità enorme di risorse energetiche, perché dispone di tutte le energie rinnovabili disponibili, dal sole al vento, al movimento ondoso delle acque, fino alla geotermia. Quindi attraverso un mix tra le varie fonti energetiche di cui disponiamo, potremmo avere problemi di eccesso di energia prodotta e potremmo diventare esportatori di energie pulite. Ci sono tutte le condizioni, la strada è quella, quello è il futuro, anche perché dobbiamo entrare nell’ordine di idee che tutte le risorse che si trovano dentro dei giacimenti sono destinate a svuotarsi più o meno rapidamente. Queste energie finiranno, la sfida delle rinnovabili, prima o dopo, andrà comunque compiuta».
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