Un’udienza alla seconda sezione penale del tribunale di Catania fissata per le 11 di lunedì mattina e la notizia, solo quattro ore prima, della morte della madre. L’avvocata Giuliana Gallone, difensore di parte civile di una vittima del racket, chiede alla collega Maria Rita D’Amico di sostituirla. L’obiettivo è ottenere il rinvio con sospensione dei termini del processo poiché il lutto, al di là dei motivi di parentela, necessita della sua presenza. «Da un punto di vista procedurale, alle parti civili non spettano le richieste di rinvio per legittimo impedimento però, in casi particolari, i giudici possono accordarlo», spiega Gallone. «Invece il collegio giudicante di quel giorno non ha mostrato alcuna umanità, riferendo all’avvocata D’Amico che il mio lutto non era un motivo per non procedere», continua. Una situazione definita dalla professionista «paradossale e indecente».
«La controparte, poiché si trattava di una circostanza delicata, era pure disposta a chiedere da sé il rinvio ma – prosegue l’avvocata – i giudici hanno risposto che quel giorno avevano troppo lavoro e dovevano per forza andare avanti». Diversi i momenti di tensione in aula, soprattutto perché una richiesta di un rinvio a ragione di lutto «era già stata respinta nella medesima sezione penale due mesi fa». Una vicenda che porta la penalista a definire «reiterati i soprusi della magistratura nei confronti degli avvocati». «Quando ho saputo quello che era successo in mia assenza, ho provato una rabbia infinita. È stato come se qualcuno mi avesse sporcato la toga che porto da 13 anni con onore», s’infuria Giuliana Gallone.
«Forse si potrebbe pensare che per via della perdita di mia madre ho smarrito il lume della ragione, ma nella mia rabbia sono lucidissima», dice l’avvocata. Che questa mattina ha partecipato al funerale del genitore e alla cerimonia funebre c’era anche la sua assistita. «Una donna fragile che sta affrontando un processo delicato e che lunedì – sottolinea Gallone – ha dovuto prendere parte all’udienza senza me». L’episodio, per il quale la penalista non intende fermarsi a «una telefonata di scuse da parte del giudice, che comunque non è nemmeno arrivata», continuerà la sua eco all’interno del Consiglio dell’ordine degli avvocati e della Camera penale etnea. Affinché «la mancanza di umanità che mi è stata riservata non debba ferire in futuro qualunque altro collega. I nostri studi e la nostra professione necessitano un rispetto che non nei fatti non c’è», spiega.
Aperture da parte del collegio giudicante? «Solo una, espressa come una sorta di cortesia. Il giudice mi ha concesso di ascoltare nuovamente la mia assistita, nonostante la procedura non lo prescriva ma – continua Giuliana Gallone – rimane il comportamento ignobile che mi è stato riservato». Una lamentela che però la penalista non estende a tutta la magistratura. «Ieri mattina mi sarei dovuta costituire parte civile in un processo alla quarta sezione penale e un altro giudice, che aveva appreso del mio lutto subito, ha autonomamente deciso il rinvio dell’udienza», racconta la donna. «Dobbiamo pretendere il rispetto per la nostra professione», conclude.
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