I ragazzi dell’orchestra Falcone Borsellino non hanno ancora una sede. E’ per questa ragione che i giovani musicisti coordinati da Alfia Milazzo – presidente dell’istituzione no profit La città invisibile – si sono esibiti questo pomeriggio in piazza San Cristoforo per una lezione musicale di protesta. All’aria aperta e con un messaggio su una pettorina di carta rivolto all’amministrazione cittadina: «Non voglio soldi ma solo un posto che tu hai abbandonato nel mio quartiere».
«Siamo stanchi di dover sensibilizzare un’amministrazione cittadina che dimostra di non volere la nostra presenza in questo quartiere», afferma Milazzo. Che aggiunge: «Ai volontari farebbe anche comodo una sede più centrale e più nuova, ma questa orchestra non ha senso di esistere al di fuori del Midulla». Secondo i volontari l’ex cinema sito in via Zuccarelli è il simbolo dell’abbandono del quartiere di San Cristoforo. «Se un gruppo di bambini che suona nel nome di due giudici uccisi dalla mafia chiede quel luogo per le lezioni di prova, chi ha il coraggio di negarglielo?», si domanda Milazzo.
L’orchestra Falcone Borsellino – formata da circa 50 bambini provenienti da San Cristoforo, ma non solo – suona da tre anni. «Prima di entrare a far parte del gruppo musicale non sapevo nemmeno chi fossero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma adesso con il mio violino faccio quello che loro facevano con le parole». Ad affermarlo è il piccolo Fabrizio, membro storico dell’orchestra, che aggiunge: «Se non dovesse esserci più, sarei molto triste». Da luglio i locali parrocchiali della chiesa di San Cristoforo – che hanno ospitato l’orchestra – sono inagibili e i volontari de La città invisibile hanno cercato di ottenere l’assegnazione del Midulla. A sostegno della loro idea hanno lanciato anche una petizione online per sensibilizzare l’amministrazione comunale etnea. «In meno di sei giorni abbiamo raccolto oltre 30mila firme, di quale altra evidenza ha bisogno il sindaco Bianco?», afferma Milazzo.
A sostenere le istanze dell’orchestra Falcone Borsellino insieme ad Alfia Milazzo anche numerose associazioni antimafia, movimenti per la legalità, privati cittadini e soprattutto i genitori dei giovani musicisti. «Per questi bambini ci vuole un luogo sicuro senza i calcinacci che cadono sulla testa come succede dentro i locali della parrocchia», afferma Manuele Andrea, il papà della giovane violinista Chiara. «Non dimentichiamoci che l’associazione ha tolto tanti bambini dalla strada e ha saputo costruire un gruppo ricco di musica, che vive di insegnamenti importanti».
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