Come aveva chiesto lo stesso Giorgio Napolitano, appena disponibile la trascrizione della testimonianza resa ai magistrati di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia viene pubblicata sul sito del Quirinale: 86 pagine che raccontano le oltre tre ore con cui il Capo dello Stato ha risposto alle domande dei pubblici ministeri Vittorio Teresi e Nino Di Matteo e dei legali delle parti.
Uno dei passaggi della testimonianza conferma quanto già si sospettava: sulla stagione delle autobombe nell’estate ’93, «la valutazione comune alle autorità istituzionali fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala più aggressiva della mafia». Obiettivo: «Mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, per alleggerire le misure antimafia o destabilizzare il quadro politico».
Secondo Napolitano, la strage di via D’Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione in legge del decreto sul carcere duro. Mentre la strage di Capaci diede un forte stimolo a trovare l’intesa necessaria per eleggere senza ulteriori prolungamenti il nuovo presidente della Repubblica.
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