«Sarà una partita tra due squadre diverse: una gioca il calcio totale e l’altra, noi, sta lì ad aspettare». Presenta con queste parole la partita di domani Serse Cosmi. L’allenatore del Trapani, che domani sera sfiderà il Pescara nell’andata dei playoff, si mostra carico davanti ai microfoni. «Il nostro calcio non totale ci ha portato a essere il terzo attacco del campionato, facendo più gol di tutti su palle inattive e avendo il difensore che ha fatto più gol – sottolinea -. Nel girone di ritorno siamo la formazione che ha fatto più gol e subito di meno». Anche se sarà una sfida in due atti, la partita di domani rappresenta un passaggio fondamentale. «Ci giochiamo l’accesso in A – continua il tecnico – e a farla da padrona saranno gli aspetti tattici e psicologici, ma anche l’interpretazione dei momenti. Ovviamente c’è anche una componente di fortuna».
Il Trapani aveva cominciato la stagione con altri obiettivi, ma Cosmi non vuole sentire parlare di una squadra che è arrivata qui per caso: «Il grande merito di questa squadra – sottolinea il tecnico – è soprattutto uno: lentamente ha saputo cambiare pelle». Il tecnico perugino parla anche di quanto può valere economicamente la promozione: «Siamo di fronte a una partita che vale 25-30 milioni di euro: il traguardo è vicino per entrambe le squadre, ma credo anche che noi abbiamo più motivazioni. Il Pescara – prosegue Cosmi – giocherà alla morte come noi, ma non potrà mai avere le nostre motivazioni perché loro hanno già fatto la serie A, mentre il Trapani vorrebbe giocarci per la prima volta». Dopo aver saltato la gara di ritorno con lo Spezia, Petkovic potrebbe tornare in campo: «Oggi si è allenato – spiega Cosmi – sta molto meglio rispetto alla partita di ritorno con lo Spezia. Diciamo che è nella stessa condizione della prima partita giocata contro i liguri, anche se bisognerà fare alcune valutazioni perché non è una finale unica».
Oltre alla questione Petkovic, il tecnico dovrà fare i conti anche con i diffidati: «Ne abbiamo tre, ma chi va in campo deve giocare a prescindere. Mi auguro che stiano un po’ più attenti perché si perderebbero la gara di ritorno». Gestire una squadra in un momento del genere non è semplice, anche perché l’allenatore deve sapere trasmettere quelle motivazioni in più: «Mettere ancora più pressione di fronte a un evento del genere sarebbe inutile, forse solo Petkovic non l’avverte (ride, ndr), tutti gli altri sì. Bisogna saper gestire l’entusiasmo – afferma il tecnico -, evitare che si trasformi in euforia o in timore di qualcosa di grande. L’esperienza ti aiuta a gestire tutto ciò e io me la sono sempre cavata bene».
Il Trapani che è arrivato alla finale dei playoff ha saputo sorprendere tutti: «Durante la stagione – spiega il mister – abbiamo vissuto momenti in cui eravamo concreti e altri in cui giocavamo con troppa leggerezza. La squadra non avrebbe fatto quello che ha fatto se non avesse cambiato mentalità. Nonostante non abbiamo proposto un calcio totale, abbiamo mandato in rete 17 giocatori». C’è stato un momento, però, in cui Cosmi ha capito che qualcosa di grande era realizzabile: «La partita che mi ha fatto pensare che potessimo cambiare obiettivo o comunque puntare a qualcosa d’importante è stata quella di Vicenza. Quando a Vicenza abbiamo vinto in rimonta ho capito che si poteva puntare in alto». Alla luce del fatto che molti tifosi seguiranno la squadra a Pescara, il tecnico non può che essere orgoglioso: «Non posso che immedesimarmi nei trapanesi – continua l’allenatore – e se lo fossi non vorrei mancare a questo appuntamento. Dopo oltre cent’anni di storia, è la prima volta che si lotta per un traguardo del genere. Per noi sarà una spinta enorme. Vedo comunque una città che fibrilla nella maniera giusta, non ci sono scene esagerate ma un sottile desiderio».
Il Pescara ha cominciato la stagione con obiettivi di altro tipo rispetto a quelli del Trapani, puntando a una possibile promozione: «Il Pescara si sente forte e per vincere queste sfide bisogna sentirsi forti – prosegue Cosmi – ma non credo che avranno in testa l’idea di essere già promossi. L’allenatore è giovane ma ha fatto calcio per tutta la vita e ha vissuto momenti così importanti, come finali di Champions. Da allenatore vivi queste sfide in maniera diversa: anche se tu proponi ai tuoi giocatori una certa sicurezza, dentro di te non lo sei mai». Tra gli abruzzesi c’è anche qualche giocatore che piace molto al tecnico granata: «Due ragazzi che magari non sono in vetrina come Lapadula e Caprari. Sto parlando di Memushaj e Benali, due giocatori forti che incidono tantissimo nel concetto di squadra».
Nella parte finale della conferenza, Cosmi ripercorre la sua carriera da allenatore: «Le carriere sono scritte da persone che trasformano le vittorie in sconfitte e viceversa. Le mie rivincite non sono sui risultati ma su chi li ha raccontati in maniera disonesta». Il tecnico perugino, però, ricorda ancora gli inizi: «La mia carriera da allenatore di prima squadra nasce col Pontevecchio, a fine campionato recuperammo dieci punti su una squadra e facemmo uno spareggio per passare dalla Prima Categoria all’Eccellenza. Vincemmo 1-0, ma non fu uno spareggio normale, lì è nato l’allenatore Serse Cosmi, quello è stato un segno del destino». Una carriera che, fortunatamente per il tecnico e anche per la squadra che allena oggi è continuata negli anni: «Anche con l’Arezzo ho vissuto momenti esaltanti, come un playoff contro lo Spezia vinto con un rigore al 119’. Mi viene in mente anche la finale Intertoto contro il Wolfsburg che a Perugia sconfiggemmo per 1-0 per poi vincere anche in trasferta per 0-2. Le finali più brutte sono quelle con la Fiorentina, quando perdemmo la serie A. A livello emotivo – conclude il tecnico – da Wolfsburg a San Sisto non cambia nulla, si vivono le stesse tensioni».
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