Avrebbe documentato un fittizio rapporto di lavoro con un ristorante di San Vito lo Capo al fine di maturare rimborsi illeciti dal Comune di Trapani. Con questa accusa, il gip Emanuele Cersosimo ha rinviato a giudizio l’ex consigliere comunale Francesco Salone, eletto nel 2012 nella lista del Pdl con 789 preferenze.
L’ex delfino di Girolamo Fazio, nell’agosto del 2017 era stato raggiunto da un avviso di garanzia. Il caso della rimborsopoli in salsa trapanese scoppiò circa quattro anni fa a seguito di un esposto anonimo presentato in procura. Nel mirino dei magistrati, oltre a Salone, altri tre consiglieri. Il comune di Trapani – secondo quanto è emerso dalle indagini – indennizzava quattro aziende private dove lavoravano altrettanti consiglieri, i cui contratti sarebbero stati fittizi.
Salone, all’epoca, aveva respinto le accuse dicendo che si trattava di un rapporto di lavoro, instaurato ed esaurito effettivamente in quel periodo, con una impresa di San Vito Lo Capo per un progetto di marketing e di fattibilità per l’avvio di un’attività turistica, dicendosi certo «di poter dimostrare che le accuse fossero infondate per la piena regolarità del rapporto di lavoro».
Il gip ha invece ritenuto fondate le motivazioni dell’accusa. Una doccia gelata per il politico trapanese che, dopo la candidatura alle scorse regionali nel movimento Popolari e autonomisti, era pronto a scendere in campo per le amministrative a fianco all’ex sindaco di Erice Giacomo Tranchida.
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