Transfert, un thriller psicologico alle pendici dell’Etna Regista: «Vedo la vita in sequenze cinematografiche»

In psicoanalisi esiste un meccanismo mentale inconscio che porta un soggetto a ripetere conflitti e passioni legati a personaggi basilari del passato. Il transfert. È questo processo che muove i personaggi del primo lungometraggio del regista catanese Massimiliano Russo, da cui prende anche il titolo.  

La pellicola, presentata a novembre al Roma Web Fest, è stata proiettata durante diversi festival cinematografici in giro per l’Italia, suscitando l’interesse di pubblico e critica. E dopo essersi aggiudicato otto premi all’Oniros Film Awards – fra cui miglior film, migliore sceneggiatura, miglior debutto alla regia, miglior attore protagonista – Transfert sarà presentato al cinema King di Catania giovedì 12 aprile.

«Ho portato in scena la storia di un giovanissimo terapeuta che si ritrova a gestire situazioni molto più grandi di lui – racconta Massimiliano Russo a MeridioNews – Nella struttura narrativa, ci sono eventi che fanno perdere agli spettatori le coordinate e articolazioni del racconto che tentano di stupire. È un film atipico rispetto al panorama nazionale». La trama del film ambientato alle pendici dell’Etna si snoda, infatti, in un gioco di specchi che attraverso puntuali colpi di scena propone allo spettatore una continua sfida intellettuale. «Siamo abituati a snobbare il cinema italiano, e in molti casi non a torto – sorride Russo – La struttura narrativa di questo mio lavoro però abbandona la tradizione italiana e si ispira alla cultura americana. Sono Stanley Kubrick, Christopher Nolan e Miloś Forman ad aver influenzato la mia formazione». 

Non solo regista, Russo è anche attore, montatore e sceneggiatore. «La sceneggiatura è l’elemento a cui tengo di più – spiega – è lo scheletro di un film, tutto parte da lì». Il percorso che ha portato il suo primo lungometraggio sul grande schermo però non è stato senza ostacoli. «La gestazione del film è stata più complessa di un normale ciclo produttivo – commenta il regista catanese – Dopo tanti “no”, molti anni fa ho iniziato a lavorare a questo progetto, ma ci sono stati intoppi di produzione e collaborazioni che non sono andate a buon fine». Forse è anche per questo Russo, alla fine, ha deciso di produrre da solo Transfert. «Ho fatto tutto con la mia piccola società, Change of (he)art, e adesso che vedo il risultato capisco quanto sia stato importante restare un produttore indipendente durante tutto il percorso». 

Nato e cresciuto nel capoluogo etneo, è a Catania che Massimiliano frequenta la facoltà di Lettere moderne e inizia a seguire i corsi di cinematografia che poi lo portano a Roma. «È stato un percorso naturale – racconta – Ero al liceo quando ho iniziato a sperimentare con i primi cortometraggi. Non so di preciso quando sia esplosa questa passione, ma so che sin da piccolo vedevo la vita in sequenze cinematografiche. Per questo ho studiato e mi sono messo in gioco». 

Il film è stato girato interamente sul territorio etneo e tutti gli attori sono siciliani. «Ho capito che si può fare cinema dappertutto – continua Russo – Non devi per forza girare e produrre nelle grandi città. A Catania si devono fronteggiare costi minori rispetto ai grandi centri. È vero che l’industria del cinema e la grande distribuzione continuano ad avere il loro centro nella Capitale – spiega Russo – ma la produzione effettiva del film si è capillarizzata in tutta Italia, e in Sicilia si gira molto di più rispetto a qualche anno fa. Anche qui qualcosa si sta muovendo». 

Durante la proiezione del film al cinema King, sarà presente in sala tutto il cast. «Sarà un’occasione di confronto con il pubblico e sono emozionato e spaventato all’idea di presentare il mio progetto nella mia città». Dopo l’anteprima catanese del 12 aprile, Transfert sarà proiettato in molte sale siciliane e, da maggio, approderà nelle sale di tutta Italia. «Cerco sempre di mantenere basse le mie aspettative – conclude Russo – ma la speranza è che anche a Catania, come a Roma, il pubblico resti concentrato ed elettrizzato sulla sedia fino alla fine del film».

Flavia Musumeci

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