È stato arrestato in Germania, a Gottingen, dove aveva trovato rifugio e aveva persino richiesto asilo politico dopo la sua fuga dal Cara di Mineo. Yonas Redae, cittadino eritreo, era sfuggito all’arresto nell’aprile scorso, quando su disposizione della Dda di Palermo era scattata l’operazione Glauco2, che ha smantellato una rete criminale formata da eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi specializzata nel traffico di migranti dall’Africa all’Europa. Un traffico milionario fatto di rapimenti, minacce e spesso culminato con drammatici naufragi.
Radae, consegnato dai colleghi tedeschi nelle mani degli agenti della Mobile di Palermo all’aeroporto di Fiumicino, è ritenuto uno dei più importanti trafficanti di esseri umani sulla rotta libica. L’eritreo sarebbe infatti braccio destro di Asghedom Ghermany, capo del ramo italiano dell’organizzazione criminale e fratello di Ermias Ghermany – ancora latitante -, il presunto organizzatore del tragico viaggio che si concluse con il naufragio del tre ottobre 2013 nelle acque di Lampedusa. In quell’occasione morirono 366 persone.
Tra i compiti di Radae, secondo quanto emerso dalle indagini, ci sarebbe stato quello di smistare i migranti che giungevano al Cara di Mineo, curando la pianificazione degli spostamenti dalla Sicilia verso il Nord Europa, in cambio di denaro. Somme altissime da versare in anticipo, che variavano in base al mezzo di trasporto e alla destinazione finale del viaggio.
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