«Ho iniziato molti giovani al giornalismo, rimanendo sempre un giornalista non corrotto. Sono un artigiano, non un poeta. Sono un militante. Un buon militante. Capace di non mollare. Nel mio libro esprimo solo il buono delle cose in cui ho creduto». Così decide di presentarsi all’ uditorio il giornalista e scrittore Riccardo Orioles, aprendo la presentazione del suo libro Allonsanfan: una storia di passione, di scrittura, di avventura della parola e sfida contro le angherie della mafia catanese e i pregiudizi della gente, da cui è emersa una storia personale assolutamente devoluta alla professione di giornalista. Un’esperienza che Orioles offre specialmente a quei giovani che, con dedizione e forza di volontà, tentano, ogni giorno, di capire sempre di più di questo mestiere di “artigiano”.
Durante l’incontro il giornalista catanese, con grande fiducia nel futuro, ha spiegato di credere “nelle capacità dei giovani giornalisti e nella possibilità che i piccoli giornali di quartiere, e non solo, possano diventare un esempio di vita vissuta e raccontata per tutti”.
Proprio in questi giorni segnati dalle repentine notizie di sgombero e occupazione del centro Experia, parlare di “potere” della parola diventa un’istanza di grande valore collettivo. «La situazione in cui viviamo non è sicuramente delle migliori, ma il passato ci ha dato prova che le cose possono cambiare radicalmente. Io credo in un mutamento lento, graduale. Questo nostro è il tempo dei piccoli cambiamenti. Quello che accade ogni giorno al e per il centro Experia è sintomo di una cosa importante: gli avversari esterni comunicano con le sciocche legnate alla cieca, noi, vecchi e soprattutto giovani, che abbiamo dei valori, dimostriamo maturità e buon senso nella gestione della città»; parla così Orioles, stupito e deluso del fatto che nel 2009 Catania debba ancora lottare per fare il doposcuola ai bambini del quartiere.
Allonsanfan si fa portavoce della storia di giornalisti siciliani, (primo di tutti Giuseppe Fava) che hanno creduto in qualcosa di buono, valido per l’intera comunità; c’è ottimismo e fiducia nella possibilità di cominciare a ricostruire la nostra odierna storia sociale e politica dalla perseveranza e dagli ideali di chi continua a lottare per ciò in cui crede. Giornalisti per i quali Orioles preferisce usare la definizione di «artigiani»: gente che costruisce le sue storie con abilità, senza alcun egoismo, bensì col fine ultimo di creare coscienza critica, sapere comune, consapevolezza sana e scevra da qualunque perbenismo.
«Siamo vicini a una rivoluzione di cambiamenti: teniamoci stretti i nostri ideali e prepariamoci alla lotta. Io sono ormai uno spettatore e ciò che scrivo è vecchio, passato. I protagonisti sono altri; sono i ragazzi dai 25 ai 40 anni che hanno imparato il mestiere dai buoni maestri e che possono tenere in piedi un giornale», riflette Orioles. E prosegue «Catania è spesso sgradevole da vedere, ma ho visto che tante volte agli appuntamenti importanti non manca. Deve imparare a puntare sulla minoranza di democratici e antimafiosi, che esiste e può diventare molto forte. Purtroppo, al momento, sembra che nessuno creda più in questa minoranza, e chi ci crede lo fa solo per coltivare il proprio orticello di interessi».
Puntare sui giovani, dunque. Esortandoli a vedere il mondo con gli occhi aperti, ripuliti dalla paura di dire o fare la cosa sbagliata. «Io sono superbo, non vanitoso. Siamo in una fase di transizione. Il mio libro è una provocazione. Cambiamoci d’abito e puntiamo sul futuro. Ritorniamo a fare ciò che si faceva nell’Ottocento, quando non esisteva né destra né sinistra. Ricordiamoci quando i semplici operai di una fabbrica fecero il primo sciopero per chiedere un salario più alto e riscopriamo quei sentimenti. Oggi dobbiamo ancora capire qual è la falce e quale il martello. Siamo figli di una generazione che ha tradito, ma possiamo rimediare. Con leggerezza, libertà, fantasia e determinazione per ricostruire. Adesso tocca a voi».
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