Tra i giovani di Musumeci in versione autonomista «Noi stanchi delle urla di Salvini. E Stancanelli…»

«Lo so, dovremmo vederci più spesso, ma non riesco a lavorare più di 18 ore al giorno. Ho già perso cinque chili e non mi sento di potere andare oltre». Nello Musumeci arriva in ritardo all’abbraccio con i suoi giovani, quelli di Diventerà Bellissima, ma si concede con generosità in un lungo incontro che dura quasi tre ore. 

Il set scelto è il Lido Bellatrix, sulla scogliera tra Catania e Aci Castello. Ma il clima è lontano dalle feste estive dell’ex ministro Salvini. Ad attenderlo ci sono oltre duecento persone: giovani militanti e amministratori, sindaci del movimento ma non solo. C’è persino una squadra di calcio di bambini, il Viagrande. «Sì, lo so chi è Musumeci, me l’ha spiegato il mister», spiega uno di loro accovacciato in ascolto del presidente. Finito l’allenamento del pomeriggio, tutti a incontrare il governatore, di cui uno dei dirigenti della squadra, Simone Coco, è ammiratore e seguace. 

Poco più in là Giacomo Gargano, nominato da Musumeci presidente dell’Irfis, tiene in mano i pupazzi di Batman e Robin, mentre il figlioletto rimane in braccio alla mamma. «Da vent’anni faccio politica con Musumeci – spiega – siamo stati opposizione quando in Sicilia il centrodestra era al 70 per cento, perché abbiamo sempre mantenuto la nostra identità. Per questo adesso collocarci in schemi di potere è complicato». Nel pubblico è proprio questo il sentimento prevalente sul futuro di Diventerà Bellissima. «Noi siamo diversi dalla Lega – sottolinea Andrea Pignato, militante 24enne di Villarosa, provincia di Enna da cui sono arrivati in tanti – è stato un bene allontanarsi da Salvini». E anche da Fratelli d’Italia. «Tanto che Stancanelli non si vede più», aggiunge un altro militante, nominando l’innominabile europarlamentare catanese nello schieramento della Meloni, sbattendo la porta di Diventerà Bellissima dopo il diktat di Musumeci. «Che poi… – continua – non si capisce chi ha davvero scaricato chi». 

Vicino al bancone del bar, mentre sorseggia un mojito, un gruppetto di giovani messinesi la pensa allo stesso modo: «Sono tutti stanchi delle urla di Salvini ed è giusto guardare al centro. La politica di stile di Musumeci contro la politica urlata della piazza». «Forza Italia si sta squagliando – aggiunge un altro – Fratelli d’Italia è un partitino, c’è ampio spazio per conquistare i moderati». 

Voci di ortodossia musumeciana, che ricalcano i concetti che il governatore va predicando da quando il centrodestra si è ritrovato anche a Roma interamente all’opposizione. «Vogliamo essere un movimento autonomista nel centrodestra – ha ribadito Musumeci anche ieri sera – Noi siamo felici di poter far vincere il centrodestra in un’area, il Sud, dove i grillini hanno occupato posizioni che un tempo erano del centrodestra. È venuta meno, negli ultimi anni, la caratteristica di meridionalità delle forze storiche del centrodestra».

Al presidente i giovani pongono domande: la riforma della formazione, l’imprenditorialità giovanile, gli sporteli regionali per l’innovazione, i beni culturali. «Qual è il male peggiore della Sicilia?», gli chiedono. «Potrei rispondere la mafia, ma non è così – risponde – la mafia c’è solo da 180 anni. Ce n’è uno millenario ed è la rassegnazione. Prima non c’era, in Sicilia è iniziata quando sono arrivati gli invasori. Dai greci e dai fenici in poi. Alla fine sono arrivati i piemontesi e i romani di nuova generazione – e piovono gli applausi più convinti – e i siciliani non hanno più combattuto, convincendosi di poter vivere alla giornata». La campagna autonomista è appena iniziata.

Salvo Catalano

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