Governo, un nuovo rimpasto all’ombra dell’Etna? Per i Beni culturali ballotaggio Buttitta-Malfitana

La strada è evidentemente in salita. Questo pomeriggio, al banco di prova di Sala d’Ercole, tornerà il collegato alla Finanziaria regionale: un testo composto da una cinquantina di articoli, ma che lascia davvero troppi scontenti dalle parti della maggioranza. Senza contare l’aggravante dell’alleanza tra Cinquestelle e Partito Democratico, che mette in seria difficoltà, numeri alla mano, la risicata coalizione che sostiene il governo Musumeci all’Ars. Sono 70 in tutto, i deputati, 36 la maggioranza. Le opposizioni, compatte, arrivano a quota 33: venti deputati pentastellati, dieci in quota dem, i due parlamentari di Sicilia Futura e Claudio Fava, del movimento Centopassi.

Numeri che fanno tremare la maggioranza, anche in considerazione della coperta troppo corta per il collegato, che se passasse così com’è troverebbe di certo tantissimi scontenti nel suo iter parlamentare. «L’unica strada individuata – si sussurra tra i corridoi del Palazzo – resta quella di un testo ancora più snello, in cui siano contemplate soltanto le norme di carattere generale». Un’ipotesi attorno alla quale si cerca una convergenza tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni. Ma anche lì, come individuare soltanto le norme di carattere generale? E le associazioni antimafia? E i centri antiviolenza? E i forestali? I dubbi, tra i deputati, restano tanti. Qualcuno finirebbe comunque per essere, anche solo in parte, «accontentato».

Così ecco che in molti tornano a puntare gli occhi sulla giunta di governo. Una giunta «troppo catanese e in cui molte Province non sono rappresentate» è il leitmotiv di queste ore, che riprende un concetto consolidato nel tempo dal commissario forzista Gianfranco Micciché.

Un nuovo rimpasto in vista, dunque, per riportare la pace nella coalizione di governo? A chiederlo, quantomeno, sono in molti. Che, però, devono fare i conti con la ritrosia di Musumeci ai cambiamenti in giunta. Di certo, resta il tema dei Beni Culturali, gestiti ancora ad interim dalla prematura scomparsa di Sebastiano Tusa. Nessun politico, sebbene gli appetiti non manchino. Al ballottaggio sarebbero approdati due «tecnici di alto profilo» a lungo cercati da Musumeci. Da una parte, il catanese Daniele Malfitana, direttore dell’istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr, dall’altra Ignazio Buttitta, erede del poeta bagherese e presidente dell’omonima Fondazione. Il governatore, dal canto suo, sarebbe più propenso verso Malfitana. Ma si ritroverebbe a fare i conti con quello stesso leitmotiv che serpeggia tra i suoi, stanche dei «troppi catanesi in giunta».

Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans si fermerebbe lì. Ma gli alleati politici chiedono uno sforzo in più, rivendicando nuovi spazi politici. Soprattutto dalle parti di Ora Sicilia, neo gruppo formato da Luigi Genovese prima della pausa estiva (e prima della crisi di governo e del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte), rimasto sostanzialmente a bocca asciutta. Ma che in un quadro mai così instabile a Sala d’Ercole, potrebbe diventare l’ago della bilancia in Aula. E la spina nel fianco di Musumeci. 

Miriam Di Peri

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