Torna in teatro “Piciridda stidda”: la pièce ispirata alla bambina dei Cappuccini

di Gabriele Bonaede

Sebastiana Eriu in Picciridda Stidda

L’abbiamo riscoperta, come se fosse tornata in vita, nella “Notte dei pupi di zucchero” ai Cantieri Culturali lo scorso Novembre a Palermo, insieme a tante altre rappresentazioni teatrali che ci hanno coinvolto e commosso: è Rosalia, la bambina dei Cappuccini che quasi tutti i turisti e i palermitani conoscono. Imbalsamata in maniera incredibile ormai quasi un secolo fa, la piciridda Rosalia fa parte dell’immaginario collettivo e delle nostre riflessioni sul passaggio a miglior vita.

Sabato 15 e Domenica 16 Febbraio la pièce, sviluppata, tornerà ad essere rappresentata in teatro, precisamente nel piccolo “Teatro alla Guilla” in Via sant’Agata alla Guilla n. 18, a pochi passi dalla Cattedrale. A far “tornare in vita” Rosalia sarà sempre l’attrice siciliana Sebastian Eriu, tornata a Palermo da qualche mese, dopo aver lavorato per lungo tempo fuori dall’Isola.

Autore e regista è Francesco Randazzo che tiene a specificare, fin dalle prime righe delle sue note di regia: “La Morte in Sicilia, è stata per secoli, ed è ancor oggi, seppur con minore sfarzo, Regina temuta ma anche torbidamente corteggiata, per il tramite di molte cose, dalle più sontuose e raffinate a quelle più vili ed efferate.”

Francesco Randazzo

E dunque, prosegue, il regista siciliano residente a Roma da anni, nello spiegare il perché di questo percorso teatrale: “Nella terra della più esasperata vitalità solare, del rigoglio naturale prepotente, tra i palazzi barocchi di trionfanti arzigogoli creativi, fino alle brulicanti masse cementizie dei quartieri contemporanei, dove tutto e tutti abbrancano l’ansia dell’esistere con la noncuranza del vivi e lassa futtiri, l’Ombra della Signora con la falce, stende nastri neri di sete ineluttabili e sorride, osservando il più opulento dei suoi regni, il più vitale e per questo, da sempre, eternamente morente. I siciliani lo sanno e lo sentono, magari oggi non se lo dicono più come una volta, ma dentro di loro c’è una coscienza atavica dalla quale possono distrarsi, ma non possono eluderla mai del tutto.”

“Così anche io – continua – che se pure oramai ho vissuto più della metà della mia vita lontano dall’Isola, sono e resto, siciliano, nello stesso sangue di picciriddu che là ha visto cominciare la sua vita ed ha visto finire quella di altri”.

Rosalia Lombardo ai Cappuccini. Foto tratta da wikipedia

Per chi l’ha già vista ai Cantieri Culturali un paio di mesi fa, “Picciridda stidda” ha sicuramente lasciato il segno: foriera di riflessioni e di emozioni che vanno ben addentro l’inconscio nel comprendere significato e accettazione della morte come parte indissolubile della vita, la pièce, si dipana in un monologo alternato a filastrocche, movimenti teatrali, impressioni emozionali che non possono non colpire il recondito sentire in tutti noi.

Ampliata rispetto alla rappresentazione dello scorso Novembre, “Picciridda Stidda” è sì testo ispirato alla storia della bambina palermitana morta nel 1920, diventata l’ospite più illustre della cripta dei Cappuccinima è anche, e soprattutto, una trascinante e acuta visione sull’amore per la vita.

Il monologo di Francesco Randazzo, immagina che l’anima della bambina, intrappolata nel corpo dal processo chimico d’imbalsamazione, cerchi di fuggire, interpellando chi la guarda ma non può vederla, ripercorrendo la propria storia, cercando ancora i genitori, tra filastrocche e ricerche disperate, prigioniera innocente che intenerisce e sgomenta.

Interprete: Sebastiana Eriu
Opera pittorica: Angela Gallaro
Costumi: Dora Argento
Assistente alla regia: Giusi Andolina
Luci: Domenico Di Stefano

Sabato 15 e Domenica 16 Febbraio alle ore 21, Teatro Alla Guilla, Via Sant’Agata 18, Palermo.

Gabriele Bonafede

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