Timpa di Leucatia, opere di Dusty considerate abusive Provvedimento dopo le verifiche del Comune sul tetto

«Procedere entro 90 giorni dalla notifica del provvedimento alla demolizione delle opere non attinenti alla dichiarazione di inizio attività». Recita così il provvedimento emesso dall’ufficio Urbanistica del Comune di Catania che definisce abusivi gli interventi che la Dusty Immobiliare Srl aveva deciso di realizzare in una terreno su Monte San Paolillo, a ridosso del polmone verde della Timpa di Leucatia. I lavori su terreno di proprietà della ditta che in città si occupa anche della raccolta rifiuti erano stati difesi alla nostra testata dalla rappresentante Rossella Pezzino de Geronimo, che in quella occasione aveva sottolineato come il terreno fosse privato e che i lavori erano svolti in piena regolarità attraverso la dichiarazione di inizio lavori. Titolo edilizio che per alcune opere sostituisce il permesso di costruire. A dar manforte alla bontà degli interventi di Dusty erano anche i certificati rilasciati da Genio civile e Soprintendenza.

Il provvedimento di demolizione emesso dagli uffici comunali e dal responsabile unico del procedimento Salvatore Basile, incaricato da Palazzo degli Elefanti di fare chiarezza sul cantiere di Monte San Paolillo, segue l’accertamento su una costruzione realizzata a partire da un rudere esistente in via Pietro dell’Ova. Per gli uffici il tetto sarebbe stato realizzato in maniera diversa da quella dichiarata. Tra le contestazioni rientrano anche due strutture portanti della copertura, che dovevano essere in legno, mentre, invece, sono state realizzate in acciaio. Per il secondo edificio, la particella 1221, costruito sempre sulla stessa via, la ditta avrebbe rinunciato a continuarne la costruzione, non dichiarando, come avrebbe dovuto, questo passaggio. Adesso, le opere considerate abusive saranno acquisite a titolo gratuito al patrimonio del Comune insieme all’area di sedime. Le spese di demolizione saranno a carico dei responsabili. Inoltre, sono ancora oggetto di verifica le dichiarazioni di inizio attività che la ditta aveva presentato nel 2007 e nel 2009, anno in cui fu disposto il primo sequestro da parte del tribunale.

I riflettori sulla Timpa di Leucatia continuano a rimanere accesi, dunque, dopo che nei mesi scorsi le associazioni ambientaliste Stelle Ambiente e Sicilia Antica avevano segnalato la ripresa dei lavori dopo più di dieci anni. Le costruzioni sul polmone verde, infatti, erano già state oggetto di fermo nel 2009 dopo un esposto di Legambiente. Sulla Timpa ci sono dei vincoli generici: qui insistono diverse specie di vegetazioni, una tomba romana dell’epoca classica, dei resti di origine preistorica e micenea e dei bunker della seconda guerra mondiale. Un luogo che le associazioni etnee hanno cercato di preservare. Così, alla ripresa di camion e betoniere, anche alcune parti politiche hanno raccolto le segnalazioni degli attivisti

La questione è stata sollevata pochi mesi fa dal consigliere comunale Graziano Bonaccorsi finendo anche all’Assemblea regionale siciliana, dove la deputata cinquestelle Gianina Ciancio ha presentato un’interrogazione affinché si facesse chiarezza sui certificati rilasciati per i lavori. Segnalazioni che lo scorso 30 aprile hanno portato il Comune a sospendere i lavori alla costruzioni di proprietà di Dusty Immobiliare. La questione, prima che arrivasse l’ultimo provvedimento di demolizione, è arrivata perfino in parlamento, con la deputata pentastellata Simona Suriano che aveva posto la situazione della Timpa di Leucatia ai ministeri competenti. A chiedere l’ulteriore fermo dei lavori nel polmone verde è stato anche Matteo Iannitti di Catania bene comune. Le richieste degli attivisti sono state fondamentali per giungere a quest’ultima decisione dell’Urbanistica. 

L’importanza delle segnalazioni dei cittadini è confermata dagli stessi uffici comunali al nostro giornale. Il provvedimento, da quanto affermano i funzionari, è stato emesso grazie a un procedimento che prevede l’azione degli uffici attraverso la segnalazione dei privati. Solo una settimana fa gli stessi attivisti di Sicilia Antica avevano segnalato la presenza di un servizio di vigilanza privata e di alcune vie di accesso della Timpa di Leucatia sbarrate da dissuasori. Adesso l’associazione ha presentato un esposto affinché si accerti la responsabilità dei privati – questione su cui non c’entrerebbe Dusty – di chiudere questi passaggi.

Carmelo Lombardo

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