Ticket, le proteste della gente

Cosa rimane della sanità pubblica in Sicilia? Questa domanda è ormai una costante non soltanto tra gli operatori del settore, ma anche tra la gente comune che ne sta vedendo di tutti i colori. Adesso, oltre al caos nei Pronto soccorso, ormai ordinario, c’è anche un altro problema: il ticket. La riforma, varata oltre un mese fa con una legge voluta dal governo e approvata dall’Ars, ha gettato lo scompiglio tra migliaia e migliaia di persone. Che non sanno più a che santo rivolgersi.
La riforma, questo va da sé, è stata approvata dal parlamento dell’Isola per fare ‘cassa’. La Regione è ormai in ‘bolletta’ con oltre 5 miliardi di euro di ‘buco’. Da qui la ‘riforma’ del ticket per ‘spennare’ ulteriormente i cittadini siciliani. Ticket più ‘salati’, insomma, e una riduzione della fascia dei cosiddetti esenti dal pagamento ticket. In questa manovra, a quanto pare, il governo avrebbe un po’ calcato la mano. Tant’è vero che ci sono tanti cittadini che, in questo momento, non dovrebbero pagare il ticket e invece sono costretti a pagarlo. Perché? Per un problema di disorganizzazione burocratica che, guarda caso, sfavorisce il cittadino (che paga) e favorisce chi incassa il ticket. Un ‘caso’ ovviamente.
Come ‘casuale’ è quello che succede nei laboratori di analisi. Quella che vi raccontiamo potrebbe sembrare un’assurdità, ma è la pura e dura verità. Uno spaccato di che cosa è, oggi, la sanità in Sicilia dopo la riforma “epocale” (la definizione, testuale, bontà sua, è del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo).
Ecco la storia. Laboratorio di analisi convenzionato. Il cittadino va lì per un esame e paga un ticket di 38 euro. La Regione, per questo esame, paga al laboratorio di analisi 28 euro. In pratica, il costo del ticket a carico del cittadino siciliano, per questo tipo di analisi, è superiore al costo della stessa analisi! Possibile? In Sicilia, dopo la riforma ‘epocale’, sì. Su questo e su altri aspetti i parlamentari del Pdl, Vincenzo Vinciullo e Marco Falcone hanno annunciato battaglia. Vedremo cosa succederà durante questa settimana.
Del resto, non c’è molto da stupirsi. Avete mai provato una risonanza magnetica al ginocchio? Può capitare di averne bisogno. Certo, mettiamoci pure gli opportuni scongiuri, ma dobbiamo ammettere che può capitare a tutti di dover fare una risonanza magnetica al ginocchio. Arrivati al centro convenzionato, si compila il modulo e si paga prima. La risonanza costa 100 euro. Il ticket 65 euro. In pratica, il ticket costa i due terzi del costo della prestazione. Bello, no?
Ragazzi, ammettiamolo: la Regione, che dovrebbe gestire la sanità pubblica nell’interesse dei cittadini, si comporta invece come un privato che punta a massimizzare i profitti. Già, i privati. Ora che ci pensiamo, qualche mese fa il parlamentare regionale del Pd, Pino Apprendi, durante una seduta di Sala d’Ercole, tirò fuori una strana storia. A suo avviso, i soldi del ticket, invece di finire nelle ‘casse’ della Regione, rimangono nelle tasche dei privati. Il governo regionale – e l’alta burocrazia dell’assessorato regionale alla Salute – prima hanno negato, poi hanno spiegato che esiste una sorta di compensazione tra Regione e privati. Storia strana. Misteriosa come certe iniziazioni massoniche.
Andiamo a chiedere ad Apprendi se ha cambiato idea. “Per niente – ci risponde -. L’ho detto in Aula e lo ripeto: ci sono decine di milioni di euro di euro di ticket – soldi pagati dai cittadini siciliani – che rimangono ai privati. Su questa storia aspetto ancora i chiarimenti”.

 

Giulio Ambrosetti

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