The raconteurs – Broken boy soldiers

Se il biglietto da visita è un primo videoclip, quello di “Steady, As She Goes”, per girare il quale la cinepresa è stata maneggiata niente meno che dal regista americano Jim Jarmusch; se una delle menti del gruppo è il talentuoso Brendan Benson; se la sessione ritmica è quella degli apprezzati Greenhorses (Patrick Keeler alla batteria e Jack Lawrence al basso); e se, soprattutto, la voce principale è quella di Jack White, in pausa dalla sua “prima occupazione” con i White Stripes, allora si può ben dire che il progetto The Raconteurs ha tutte le carte in regola per meritarsi gli onori delle cronache musicali di questa prima metà del 2006. Nati nell’estate del 2005 dall’esplosivo incontro artistico fra Benson e White (concittadini ed amici di vecchia data), i The Raconteurs si presentano quindi neanche un anno dopo con questo Broken Boy Soldiers, mattone rock che, a primo impatto, altro non è se non il condensato del meglio che i ’60 e i ’70 hanno saputo offrirci.

E così, tra un omaggio ai Led Zeppelin (Level, Steady, As She Goes e Store Bought Bones) ed un altro ai Deep Purple (la titletrack Broken Boy Soldiers), trovano posto brani di beatlesiana memoria (Hands e soprattutto Intimate Secretary, evidente tributo a “Sgt. Peppers”) e ballate seventies in cui il gioco dei controcanti la fa da padrone (Together, Yellow Sun e Call It A Day). Decima ed ultima traccia è invece la blueseggiante Blue Veins, in cui l’eredità degli Yardbirds periodo Clapton viene fuori in tutta la sua sostanza. E poi la prestazione di Jack White: libero di sbizzarrirsi in quel che più gli piace, ci regala prove vocali di altissimo livello e divaganti riff chitarristici, entrambi frutto (o causa?) di quel citazionismo “classic” che impregna l’intero lavoro. Non si tarda inoltre ad accorgersi che, fra Benson e White, è quest’ultimo ad aver calcato di più la mano in fase di stesura dei testi, dati i ficcanti ed ossessivi ritornelli che, come succede per i brani dei White Stripes, stentano a lasciare in pace le meningi dell’ascoltatore. Insomma, derivativi o meno, questi The Raconteurs sanno il fatto loro e meritano un’attenzione che vada oltre la semplice curiosità per il side project.

TRACKLIST:
1 Steady, as she goes
2 Hands
3 Broken boy soldier
4 Intimate secretary
5 Together
6 Level
7 Store bought bones
8 Yellow sun
9 Call it a day
10 Blue veins

Emanuele Brunetto

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