Testando e ri-testando

Il numero chiuso all’università di Catania – unico ateneo in Italia ad aver utilizzato test d’ingresso selettivi per tutti i corsi di laurea – oltre alla drastica riduzione del numero di matricole e alle rigidità che hanno fatto sì che in alcune facoltà non tutti i posti offerti sono stati coperti, ha provocato il paradosso per cui un laureato catanese rischia di non essere ammesso al proseguimento degli studi per la laurea magistrale nello stesso ateneo in cui ha ottenuto la laurea di primo livello. In tempi di dibattito sull’abolizione del valore legale del titolo di studio, l’università di Catania si è spinta addirittura a non riconoscere i titoli che ha appena rilasciato essa stessa.

Al deficit di iscritti alle lauree triennali e ai corsi di laurea quinquennale a ciclo unico non c’è stato rimedio. Nelle lauree magistrali si è ritenuto invece indispensabile correre ai ripari. La “mancata copertura totale” ha spinto il Senato accademico ad adottare una soluzione alquanto insolita: un bando integrativo per riempire i posti vacanti nelle magistrali di quattro facoltà: Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature straniere, Scienze matematiche fisiche naturali e Scienze politiche. A condizione di aver sborsato i quaranta euro della tassa per la partecipazione ai test (quelli che avevano già provato, e dunque pagato di già, sono stati esonerati) si è offerta la possibilità riprovarci. Insomma, un’opportunità per alcuni, una seconda chance per gli altri.

A Lingue i laureati o laureandi in Scienze per la Comunicazione Internazionale hanno dovuto fare i conti con un altro problema, ossia quello dei requisiti curriculari. Secondo i nuovi requisiti, per entrare nella classe LM-37, “Lingue e culture europee ed extraeuropee”, occorreva avere acquisito crediti in discipline che non erano previste dai precedenti piani di studio ufficiali. Stessa cosa valeva per la classe LM-38, “Lingue per la cooperazione internazionale”, per iscriversi alla quale in precedenza non vi era l’obbligatorietà della lingua inglese, che invece adesso è necessaria per ben 24 cfu come requisito curriculare. Così la magistrale che costituiva lo sbocco naturale dei laureati di primo livello in Scienze per la Comunicazione Internazionale chiudeva le porte a tutti gli studenti che avevano compiuto una scelta di bilinguismo che non comprendeva l’inglese. E porte sbarrate anche per gli specialisti di russo perché questa lingua non è più impartita alla magistrale. Se per esempio un laureato di Scienze per la Comunicazione Internazionale aveva studiato francese e tedesco con il vecchio D.M. 509, e scelto il percorso “Comunicazione”, non poteva fare la prova d’ingresso in nessuno dei due corsi di laurea magistrale. Problemi inoltre per chi aveva studiato la lingua russa: quest’ultima, coi nuovi requisiti curriculari della LM-38, non veniva minimamente contemplata.

In seguito alle proteste di alcuni degli studenti esclusi dai bandi pubblicati a luglio, si è arrivati al bando-bis per rimediare, almeno parzialmente, alle barriere che impedivano persino di potersi iscrivere ai test d’ammissione. «Il cambio di requisiti come l’obbligo di conoscenza della lingua inglese non dipendono da noi, ma sono presenti per via della nuova normativa e quindi non riguardano solo Catania» afferma il professor Antonio Pioletti, responsabile della Commissione paritetica per la Didattica. E prosegue: «Abbiamo pertanto deciso, come altre facoltà italiane, di attuare una fase di transizione per facilitare una soluzione. Nel caso di Lingue la riapertura del bando è motivata soprattutto da questa esigenza di dare un giusto riconoscimento ai nostri laureati penalizzati dalle nuove tabelle ministeriali».

La Commissione didattica ha dato perciò l’ok alla revisione dei requisiti per partecipare ai test. Per gli studenti aspiranti alle lauree magistrali di Lingue non resta che aspettare l’uscita dei risultati della prova di ammissione. Come si dice in questi casi, la speranza è l’ultima a morire.

Giovanni Fazio

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