Stessa storia, stesso posto, stesso test forse irregolare. Il nuovo anno accademico in Sicilia, così come nel resto d’Italia, rischia di iniziare come quello passato. Almeno per quanto riguarda le facoltà di Medicina. Una nuova ondata di ricorsi, infatti, è pronta per essere presentata alla giustizia amministrativa, per denunciare presunti vizi nella procedura con cui, il 5 settembre, si sono svolte le selezioni in uno dei rami più ambiti dagli studenti.
«Da circa una settimana riceviamo una media di trecento email al giorno da parte di giovani che ci raccontano presunte irregolarità – racconta a MeridioNews l’avvocato Francesco Leone, che già negli anni passati con il proprio studio si è occupato di vicende simili -. È chiaro che soltanto una piccola parte contiene elementi validi per ricorrere al Tar, ma parliamo comunque di numeri molto elevati».
Tra i fatti denunciati, torna ancora una volta la presunta corrispondenza tra le domande del quiz – sessanta da affrontare in un tempo massimo di cento minuti – e quelle contenute in un eserciziario. Ma altre segnalazioni riguardano la violazione dell’anonimato, l’utilizzo dei cellulari durante la prova, mentre ci sarebbero casi di candidati che avrebbero continuato a svolgere il test anche fuori tempo massimo. A fare discutere poi è quanto sarebbe avvenuto a Napoli, dove la Procura indaga su una presunta fuga di informazioni in merito alle risposte corrette, con tanto di algoritmo che avrebbe permesso un buon risultato indipendentemente dalla lettura delle domande e delle risposte.
«Abbiamo già fatto accesso agli atti, poi procederemo coi ricorsi – continua Leone -. È ancora presto per stabilire l’esito di questa storia, ma partiamo dal presupposto che all’origine ci sono sempre gli stessi errori di Miur e Cineca (il consorzio interuniversitario che si occupa di preparare i test, ndr) che, nonostante dal 2012 abbiano perso i procedimenti amministrativi, continuano a non cambiare le procedure». Qualora i ricorsi venissero accettati, per gli studenti ci sarebbe la possibilità di essere ammessi al corso indipendentemente dal raggiungimento del numero chiuso. «Ma non deve passare il messaggio che chiunque sia rimasto fuori dalle graduatorie può rientrare in gioco semplicemente contattando un avvocato – avverte il legale -. I ricorsi vanno presentati per motivi specifici, è chiaro però che qualora il Tribunale stabilisse che c’è stato un problema a monte allora a beneficiarne sarebbero tutti i ricorrenti».
Chi non ci sta a essere tirato in ballo come parte di un sistema che non garantirebbe la trasparenza delle selezioni è l’Arturo Giurleo Edizioni, la casa che produce ArtQuiz, la collana di testi ritenuta una delle principali fonti da cui sarebbero state attinte le domande. «Innanzitutto chiariamo che non c’erano domande identiche ma solo simili – dichiara uno dei responsabili -. Il problema però non esiste, in quanto questa è una storia raccontata alla rovescia perché non è il ministero che prende le domande da noi, ma noi che cerchiamo di adeguare i nostri eserciziari a ciò che è viene scelto da chi prepara i test». L’anno scorso, però, alcune domande sono risultate uguali: «Immagino che il Miur abbia un archivio delle domande che di anno in anno arricchisce e consulta, non lo considererei uno scandalo».
Per l’editore, l’attenzione generale andrebbe invece spostata sui corsi di formazione, che sarebbero le realtà più infastidite dalla presunta similitudine tra i quesiti dell’eserciziario e le domande del test. «In Italia e anche in Sicilia ci sono tantissimi che promettono di fare passare le selezioni con corsi che costano migliaia di euro per poche settimane – attacca il responsabile -. È chiaro che poi non apprezzino quando uno studente, comprando un libro ben fatto che costa un centinaio di euro, diventa capace, chiaramente se studia, di passare un esame che, vorrei ricordare, dovrebbe servire solo a stabilire il possesso dei requisiti minimi per l’inizio di un percorso universitario». L’uomo fa un esempio: «Negli anni scorsi c’era una domanda sulle tube di Falloppio. Non tutti sapevano che ad averle erano soltanto le donne. Sono questi i temi che andrebbero sempre inclusi in un test per Medicina, non certo – conclude – problemi di logica irrisolvibili in un minuto e mezzo».
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