Terremoto, viaggio tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia La paura della popolazione e il salvataggio di San Placido

Muri crollati, chiese danneggiate e la statua di San Placido che viene portata via dalla cattedrale di Biancavilla. Sono tre fermoimmagine del terremoto che la notte scorsa ha svegliato all’improvviso la popolazione alle falde dell’Etna. Una scossa di magnitudo 4.6 registrata quando gli orologi segnavano le 2 e 35 minuti. Un tremore avvertito in tutta la provincia di Catania, e non solo, ma che ha avuto l’intensità maggiore tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia. Le persone hanno passato la notte in strada o all’interno delle macchine. Impensabile rientrare in quelle abitazione «dove si è mosso tutto». «Si è sentito un boato e subito dopo come una folata di vento. Poi tutto ha cominciato a tremare», racconta un anziano residente a Biancavilla. In piazza, e tra i tanti circoli ricreativi, non si parla d’altro. I più curiosi si sono radunati nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’elemosina. All’interno, un gruppo di fedeli porta via la statua del patrono capitanati dal giovane presidente del comitato dei festeggiamenti. Perché a Biancavilla oggi era prevista pure una processione per le strade della cittadina.

Il terremoto ha fatto saltare i programmi, come spiega padre Pino Salerno. «Abbiamo organizzato una veglia di preghiera al campo sportivo». Subito dopo ci apre le porte della basilica per farci da guida all’interno. Le navate laterali sono un tappeto di polvere e stucchi caduti dal tetto. In una cappella laterale alcuni banchi hanno i segni del tremore notturno. Pochi minuti dopo le porte vengono sbarrate a tutti per l’arrivo dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. I militari fanno il loro ingresso per ispezionare l’immobile che, di fatto, è dichiarato non agibile. La situazione non è migliore a qualche centinaio di metri di distanza. Davanti la chiesa di Santa Maria dell’Idria a lavoro ci sono i vigili del fuoco di Paternò, operativi per rimuovere alcune parti pericolanti della facciata. Alcuni pezzi vengono salvati, ma sul basolato lavico restano diversi pezzi andati completamente distrutti. Impossibile entrare all’interno. Gli unici autorizzati sono alcuni cittadini armati di cartoni. Fanno in fretta per portare via del materiale. Domenico racconta di essere sceso in strada insieme a tutti i suoi vicini di casa. Rientrando soltanto intorno alle 8 del mattino. Nessuno ha chiuso occhio, compreso il sindaco Antonio Bonanno. Dall’alba ha lanciato diversi inviti alla calma, nonostante il suo Comune sia quello più colpito dal sisma. 

Al momento si registrano circa 100 richieste d’intervento da parte di privati cittadini. Molte case, tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia, hanno lesioni evidenti mentre qualche abitazione più vecchia, ma fortunatamente disabitata, ha subito ingenti danni. I rilievi andranno avanti anche in tutti gli edifici pubblici. In particolare nelle scuole. La ripresa delle lezioni lunedì è in serio pericolo. Come racconta Mario Amato, dell’istituto Don Bosco. Il dirigente scolastico ha già messo il cuore in pace, perché il primo piano della sua scuola probabilmente verrà dichiarato inagibile a causa di alcuni danni. «Aspettiamo notizie certe – spiega – ma con ogni probabilità dovremmo fare i turni pomeridiani per effettuare le lezioni». Scampato il pericolo, si pensa già alla prossima notte. Sperando che la terra non tremi più. 

Salvatore Caruso

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