Terrasini, a Pasqua la Festa di li schietti «Giornata vissuta come fosse una fede»

«Una tradizione unica al mondo». Non trova descrizione migliore Vincenzo Cusumano, per raccontare la Festa di li schietti, una tradizione senza tempo che si organizza ogni anno a Terrasini in occasione della Pasqua. Una festa in tutti i sensi, che richiama puntualmente curiosi da ogni dove, anche da fuori la Sicilia. Gli abitanti ne collocano la genesi fra la seconda metà dell’800 e l’inizio del secolo successivo e si ricollega al mito di Adone, usato un po’ per celebrare la vita attraverso i concetti di forza e virilità e un po’ per dare il benvenuto alla stagione primaverile. Una festa della rinascita, in un certo senso, a cui Terrasini ogni anno non può rinunciare.

Si inizia la domenica mattina, molto presto. Il primo rito all’ordine del giorno è il taglio di un albero di arance amare. Ma non uno qualsiasi. Deve avere un peso specifico, che si aggiri intorno ai 50 chili. Un particolare di fondamentale importanza, dato che l’arbusto finirà, di lì a poco, per essere sollevato in aria e fatto roteare per tot tempo da uno scapolo all’altro della città del sole. Anche se, malgrado il suo antico appellativo, la festa è dedicata davvero a tutti e anche gli uomini maritati possono prendervi parte e mettersi in gioco.

La storia racconta che questa particolare tradizione abbia rappresentato in passato per gli uomini in procinto di convolare a nozze un banco di prova per dimostrare alla propria amata, passando per virilità e prestanza fisica, tutto il proprio coraggio e valore di uomo. Qualità che aumentavano a seconda del tempo totale durante il quale lo schietto riusciva a tenere in equilibrio su una mano sola il fusto dell’albero, mentre la sposina osservava affacciata al balcone. Un rito che oggi rimane, ma che si svolge in piazza alla presenza dell’intero paese. «Ogni anno c’è un comitato diverso che si fa carico dell’organizzazione della festa e che stabilisce chi farà parte del comitato per l’anno successivo», spiega Cusumano, che a Terrasini ricopre il ruolo di assessore al Turismo.

                                   

Un rito che si realizza ancora oggi. L’albero, dopo il taglio, viene preparato per la gara. «Viene praticamente addobbato con striscioni, nastrini, cianciane (campanellini…ndr) foulard e anche mozzarelline, che lo fanno diventare una cosa particolare – racconta ancora Vincenzo -. Mentre si utilizza un’asta di legno incastrata fra i rami per tenerlo saldo ed evitare che, caduta dopo caduta alla fine di ogni prova della giornata, possa rovinarsi». L’albero viene poi portato in piazza, dove viene benedetto dal parroco. Dopodiché, è tutto pronto per la gara, che inizia all’ora di pranzo e si protrae fino a sera. Appena l’arbusto viene innalzato, parte il cronometro e il tempo di resistenza raggiunto da ogni partecipante decreterà il vincitore finale. Il tutto condito da un sottofondo musicale intonato dalla banda e dai colori dei carretti siciliani restaurati ed esposti per l’occasione.

Prima di tutto questo, però, c’è l’immancabile mangiata di li schietti nella Villa a Mare. «Sembra tutto solo un gioco, ma qui questa giornata è vissuta come una religione vera e propria, una fede. C’è gente che non dorme la notte per pensare a questa manifestazione- dice Vincenzo -. A fare da contorno ci sono anche i consueti e numerosi spettacoli, ma il vero motore di tutto è il rito dell’albero. Qui c’è il cuore della Sicilia vera e della sicilianità, con la sua storia, tutti i suoi colori tipici e le sue bellezze, di cui spesso non ci rendiamo conto perché sotto i nostri occhi tutti i giorni, non tutti riescono a coglierne le particolarità», conclude con emozione l’assessore. Una prova, in fondo, che Terrasini non è solo il suo mare e i suoi panorami, ma una città piena di tradizioni e storie da esportare in tutto il mondo.

Silvia Buffa

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