Templi di Selinunte, Sgarbi porta il banchiere mecenate Ma nel parco mancano percorsi guidati, segnaletica e luci

Il progetto è faraonico: ricostruire il tempio G di Selinunte. Al momento in piedi c’è solo una colonna, per il resto sono tutte rovine. Impresa resa complicata dal fatto che non si ha l’idea della conformazione originale. Non ditelo, però, all’assessore (almeno per un’altra settimana) ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, che tra i primi obiettivi che si è posto per il suo mandato c’era quello della ricostruzione dello storico tempio dell’area archeologica di Selinunte. Adesso che è a un passo dall’addio, si accelera sui tempi per la firma del protocollo d’intesa tra la Regione Sicilia e il mecenate Guido Roberto Vitale, banchiere e finanziere 81enne, che oggi sarà a Palermo con Sgarbi. 

Probabilmente sarà l’ultimo atto da assessore di Sgarbi. Ieri in conferenza dei capigruppo è stato annunciato che entro questa settimana il presidente Nello Musumeci annuncerà il suo sostituto. «Penso a un profilo tecnico – aveva detto nei giorni scorsi il governatore – perché credo sia necessario in questo settore un profondo conoscitore dei beni siciliani. Sarà un assessore al di sopra delle parti, un profilo che darà un nuovo impulso all’assessorato».

Intanto dovrebbe essere siglato il protocollo annunciato da Sgarbi, del valore di 39 milioni di euro che sarebbero spesi solo per rimettere in piedi il tempio G di Selinunte e il percorso di accesso. A curare il progetto preliminare è stato Sebastiano Tusa, archeologo e Soprintendente del mare. «Si parte dalla ricostruzione anastilotica dell’intera area attraverso il collocamento dei pezzi che al momento sono a terra – spiega a MeridioNews – A questi vanno aggiunti dei pezzi nuovi, per garantire la solidità statica del tempio, ma solo con materiale recuperato dalla stessa area. In nessun modo inseriremo materiali nuovi, o in qualche modo fuori contesto». E sui tempi, Tusa fissa il cronoprogramma. «Siamo in una fase embrionale. Qualora dovesse partire il finanziamento, nel giro di due o al massimo tre mesi, metteremmo su carta il progetto esecutivo». Il primo stralcio dei lavori riguarda un angolo del tempio. «Servono tra i 12 e i 18 mesi per vedere in piedi la prima parte del tempio».

Ma mentre si parla del sogno faraonico, le condizioni dell’intero parco archeologico appaiono critiche e si rendono necessari lavori urgenti per il ripristino dei percorsi all’interno dell’area archeologica, per rendere più facilmente fruibili i templi. «Stiamo ultimando un progetto, per cui abbamo ricevuto un finanziamento, che prevede la ristrutturazione di alcuni edifici storici e la recinzione di tutta l’area», dice Enrico Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte. Per quanto riguarda gli edifici da riqualificare si tratta del Baglio Florio, della casa museo vicina al tempio C, delle dimore lungo il percorso e degli uffici del personale ad eccezione della biglietteria. «Ma soprattutto – prosegue Caruso – interverremo sulla cinta esterna, in modo da evitare che qualcuno possa entrare». Il riferimento è all’incendio di due anni fa quando ignoti sono entrati e hanno appiccato il fuoco a 30 ettari di parco. «È necessario recintare tutta l’area e dotare tutti gli ingressi di dispostivi per il telerilevamento. Dobbiamo investire risorse per percorsi guidati e la segnaletica per i turisti. E poi vorremmo anche creare all’interno del Baglio Florio un vero museo che possa raccontare la storia di questa città».

Manca anche l’illuminazione di tutta l’area, così come serve realizzare un nuovo percorso dalla biglietteria al Tempio E. «Chi volesse raggiungere quel tempio oggi – sottolinea il direttore – è costretto a percorrere un itinerario accidentato, cosa che non tutti possono permettersi. Invece vogliamo dare la possibilità a chiunque di visitare i templi, anche la sera, ma per farlo serve il personale e non abbiamo neanche l’autonomia per pagare gli straordinari».

Roberto Chifari

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