Telecom Italia è a caccia di idee. Idee imprenditoriali innovative per Internet, anzi per il web di ultima generazione, il 2.0, quello più partecipativo, dove impazzano gli UGC, utent generated content, i contenuti generati dagli utenti.
A caccia di giovani, dunque, in primo luogo i ragazzi “nativi digitali”, quelli nati e cresciuti nell’era dei computer. Specialmente su loro Telecon si dice pronta a scommettere lanciando il “working capital”, ovvero un progetto attraverso cui Telecom sosterrà le migliori idee imprenditoriali in ambito web 2.0 e nuova Internet mettendo a disposizione infrastrutture e know how tecnologico, competenze, professionalità. Un progetto ambizioso e forse il primo su larga scala lanciato in Italia, presentato a Milano, alla Posteria, elegante sala nel quartiere di Brera.
Per l’occasione c’era anche l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabé. «Perché abbiamo voluto lanciare il working capital? Perché si sente sempre dire che in America ci sono le opportunità, perché sentiamo sempre storie di gente che laggiù dal nulla ha avuto successo, ha inventato un business, mentre qui un giovane si chiede: perché in Italia non capita mai a me? L’Italia di oggi è un paese ostile ai giovani. E invece Telecom non vuole fare solo infrastrutture, vuole creare sviluppo», spiega Bernabé. «In Italia c’è tanta gente bravissima in molti settori – continua l’ad – Ma manca ancora uno sforzo sul nuovo, C’è un atteggiamento conservativo. Abbiamo università d’eccellenza, ma l’intero sistema che manca in qualcosa, soprattutto in Italia manca la generosità nei confronti dei giovani».
E proprio i giovani sono i principali destinatari della proposta di Telecom, che punta ad alimentare una “catena del valore”, a fare crescere tante imprese accanto a lei. Una strategia condivisa anche dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, chiamato a partecipare a questa iniziativa innovativa. «Il web 2.0 e l’innovazione servono anche da noi, in Sicilia, seppure la nostra società sia vischiosa, con una mobilità sociale praticamente assente, in cui i giovani devono sperare nella cooptazione da parte di qualcuno – dice Lo Bello -. Per uscirne dobbiamo fare un salto, un salto “rivoluzionario”, un salto anche tecnologico. La mafia, le vischiosità si battono superando l’arretratezza che invece quelle vogliono mantenere. E il web può rappresentare questa “rivoluzione”, soprattutto da noi. E’ vero che la crisi sta colpendo anche le aziende più innovative – prosegue Lo Bello – Ma l’Italia ha risorse culturali, una creatività “artistica” che può essere fondamentale. Adesso dobbiamo riuscire a mettere insieme, anche attraverso un sistema formativo adeguato, l’innovazione e la creatività con i principi del fare impresa».
Operazione riuscita qualche tempo fa a due ospiti dell’occasione, Paolo Barberis (presidente di Dada,net) e Gianluca Dettori, fondatore di Vitaminic e oggi al lavoro in DPixel, che fa scouting e investe su imprese innovative su Internet attraverso il venture capital. Sarà proprio DPixel a fare da advisor a Telecom per selezionare le idee migliori. «Chi dice che qui mancano le idee? – afferma Dettori – Io ho ricevuto oltre 300 proposte per idee d’impresa da finanziare col venture capital su Internet. In Francia dove i fondi che investono sono 20 volte di più che da noi, si sono meravigliati: loro 300 proposte le ricevono per tutti i settori, mica solo per il web». E assodato che in questo campo ci vuole anche un certo fattore “C”. Però, ammonisce Barberis, «il web è poche parole e tanti fatti: chiudersi in una stanza e lavorare. Non ci sono toni di grigio, se si fanno i numeri funziona, altrimenti si passa ad altro».
Eh già perché sul web non si può scherzare o nascondere. E si può avere successo, ma non riuscire a monetizzarlo (vedi il caso Facebook). In ogni caso, adesso, una grande azienda si mette in gioco ritagliandosi un ruolo che promuove lo sviluppo. A presentare come funziona il working capital, anche Salvo Mizzi, l’uomo che in Telecom ha ideato e spinto sull’acceleratore del progetto. Telecom investirà 5 milioni di euro in due anni, in due modalità: 2,5 milioni attraverso contratti di investimento per un ammontare medio di 450 mila euro ciascuno (quindi 4-6 investimenti), con l’ingresso minoritario nel capitale sociale della nuova impresa conferendo beni o servizi; 2,5 milioni attraverso contratti di incubazione dell’ammontare medio di 90 mila euro (25-30 investimenti) con il conferimento di beni o servizi in cambio di cessione di opzioni sul capitale aziendale della nuova impresa.
Insomma, la macchina è in moto. La campagna pubblicitaria, con gli evocativi caratteri di Google, recita: adesso tocca a te. La storia da prendere a modello è quella di Sergey Brin e Larry Page, i due studenti che hanno inventato proprio Google.
Chi ha idee si faccia sotto. Naturalmente sul web: www.workingcapital.telecomitalia.it .
[Articolo ripreso da www.blumedia.info]
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