«Successivamente all’aggiudicazione provvisoria degli asset posti in vendita, l’aggiudicataria Pessina costruzioni ha dichiarato di non essere in grado di accettare detta aggiudicazione a causa del mancato avveramento di una condizione da essa posta all’offerta vincolante». La comunicazione del commissario straordinario Saverio Ruperto è quasi telegrafica: poche righe per comunicare che la vendita di Tecnis al colosso milanese, arrivata nella fase dell’aggiudicazione provvisoria, è per il momento saltata. Colpa di alcuni requisiti che non sarebbero stati rispettati. «Il commissario, preso atto di tale evenienza, assumerà a stretto giro tutti i provvedimenti più opportuni al fine di salvaguardare la procedura di vendita – si legge ancora nella missiva inoltrata alle sigle sindacali da Ruperto – per preservare il mantenimento dell’occupazione, garantire la continuità dei cantieri e la conservazione degli asset aziendali, e tutelare le ragioni dei creditori della procedura di amministrazione straordinaria».
La ditta catanese, gioiellino degli imprenditori Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, era in vendita da tempo. Da quando, cioè, l’amministrazione straordinaria firmata Ruperto aveva immaginato la possibilità di cedere l’impresa per evitare la liquidazione. All’inizio di febbraio, la svolta: l’aggiudicazione provvisoria in favore del gruppo Pessina e della Amec srl, azienda acese che ha già acquisito un ramo d’azienda di Cogip, la società per azioni di Mimmo Costanzo detentrice di quote di Tecnis. Dall’aggiudicazione provvisoria in poi, l’iter avrebbe previsto che le due aziende accettassero il provvedimento e che poi il ministero per lo Sviluppo economico desse l’autorizzazione definitiva per perfezionare la vendita. Il negoziato, però, non è andato a buon fine.
Fonti sindacali sostengono che alla base del mancato accordo ci sia una richiesta di Pessina: le aziende con le quali Tecnis lavora in vari appalti, in consorzio, avrebbero dovuto dare la disponibilità a vendere le proprie quote. Cosa che pare non essersi concretizzata. A questo punto, dopo un momento di iniziale sbandamento, una delle ipotesi è che si ripeschi dal mazzo la seconda delle due offerte arrivate per l’acquisto di Tecnis: quella della D’Agostino spa (Avellino) con la Arechi (Salerno). È chiaro, però, che anche in questo caso ci saranno delle condizioni di vendita delle quali tenere conto. Lo scenario peggiore, nel caso in cui tutte le opzioni sfumassero, è che l’impresa venga messa in liquidazione. Tra i lavoratori, nel frattempo, l’incertezza la fa da padrona: la cassa integrazione è scattata dall’1 febbraio, ma con la cessione così vicina e la nuova proprietà alle porte avevano tirato un sospiro di sollievo visto che, almeno per 24 mesi, erano stati garantiti i livelli occupazionali.
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