I 537 dipendenti Tecnis dovranno rinunciare, temporaneamente, a due mesi di stipendio perché l’azienda possa pagare i fornitori e riattivare i cantieri, anche quelli di metropolitana e ospedale San Marco. Ma da marzo in poi riceveranno regolarmente le paghe. L’impresa di costruzioni catanese ha deciso come impiegare i circa 3,6 milioni di euro ricevuti nei giorni scorsi da Anas, che ne deve 17. Il piano dell’amministratore giudiziario Saverio Ruperto convince i sindacati: «I lavoratori sono disposti a sacrificarsi pur di salvare l’azienda», spiega il sindacalista della Cisl Nunzio Turrisi. Ma per il rilancio è indispensabile anche il sostegno delle banche, con le quali i dirigenti stanno dialogando per riattivare i finanziamenti. Una strada che pare meno in salita da quando Tecnis ha riottenuto la certificazione antimafia.
Gli arretrati di settembre e ottobre, prima congelati, sono stati corrisposti. Con le certificazioni dei pagamenti come biglietto da visita Ruperto si è presentato alla videoconferenza con i sindacati, tenuta ieri. Nella quale ha spiegato la sua strategia per portare a compimento le opere in costruzione, aggiudicarsene di nuove, e così evitare il fallimento del colosso degli appalti. «La strada pare sia quella giusta – commenta Turrisi – Per la prima volta abbiamo una buona visione per il futuro». Per ottenerla è stato necessario fare dei sacrifici: i lavoratori hanno accettato che gli stipendi di gennaio e febbraio vengano liquidati in data da destinarsi, tramite acconti o rate. A patto però che, da marzo in poi, le mensilità siano rispettate come da contratto. Una misura necessaria per pagare i fornitori, che bloccano l’invio di materie prime nei cantieri rallentando o fermando l’avanzamento degli stessi.
Una scintilla da circa 1,5 milioni di euro che potrà riaccendere il motore di Tecnis solo se le banche torneranno a fornire la benzina necessaria da mettere nel serbatoio: prestiti, liquidità, garanzie. «È impensabile che una grande impresa si sostenga solo con i propri fondi – aggiunge il sindacalista – I nostri sacrifici sono motivati soprattutto dallo sforzo in cui vediamo impegnati i dirigenti». Dopo il sequestro disposto dalla procura la posizione di Tecnis al tavolo degli istituti di credito sarebbe più forte rispetto al passato, quando è invece mancata la loro firma sul piano per la ristrutturazione del debito. Riottenuta la certificazione antimafia è stata riaperta la possibilità di partecipare a nuovi bandi di gara e firmare i contratti di quelli già vinti. «L’obiettivo è collaborare con gli enti pubblici che, considerata l’impossibilità di operare della ditta, hanno pensato di bandire nuove gare per appalti che l’azienda aveva già vinto». Tra i cantieri più importanti e redditizi c’è il quinto lotto della Sassari-Olbia, in Sardegna.
Nell’attesa che anche le 24 consortili Tecnis sequestrate riottengano la certificazione antimafia, sono previste novità nei cantieri catanesi che procedono a rilento per mancanza delle materie prime. L’ospedale San Marco «è completo al 70 per cento – stima Turrisi – mancano 28 milioni di euro di lavori». Un’opera giudicata «di fondamentale importanza per l’assetto della sanità catanese, che prevede il trasferimento di alcuni reparti di altri nosocomi in quello in costruzione a Librino». Dal dialogo con l’Asp è emerso che, in condizioni di normalità, la consegna potrebbe avvenire entro il 2016. Riguardo ai tre tratti di metropolitana di cui si sta occupando Tecnis «siamo invece nella fase finale – aggiunge il sindacalista – Speriamo a breve di potere fare rientrare tutti gli operai dalla cassa integrazione». L’impresa di costruzioni ha anche una partecipazione del 25 per cento nel piano di intervento strutturale nel quartiere di San Berillo.
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