«Il teatro non ha bisogno di voi, siete voi ad avere bisogno del teatro». È questo lo slogan con cui Francesco Maria Attardi, regista e attore, annuncia il nuovo cartellone del Teatro Mobile di Catania per la stagione 2017/2018. Dopo il successo del primo anno di attività, il Teatro Mobile conferma la sua presenza sui palchi della città. «E stavolta – dice Attardi – vogliamo suscitare nel pubblico il bisogno del teatro. Andare a teatro deve essere un’esigenza, non un dovere». C’è dunque una continuità con l’esperienza dello scorso anno, quel «Vogliamo mettervi in crisi» che era stato scelto come slogan.
La direzione artistica di Francesca Ferro, infatti, si mantiene salda sulla linea della prima stagione: la linea della crisi, del confronto. Con un linguaggio «al passo coi tempi», capace di comunicare con un pubblico sempre più difficile e distratto, il Teatro Mobile vuole essere una via di mezzo tra forme teatrali tradizionali e nuove proposte. Da qui la varietà dei titoli sul cartellone: da La leggenda del pianista sull’oceano, liberamente tratto dal celebre Novecento di Baricco (con la regia di Luca Cicolella già andato in scena sulla suggestiva Isola delle Chiatte di Genova) a The Aliens, un testo scritto dalla giovanissima promessa della drammaturgia americana e premio Pulitzer Annie Baker, con la regia di S. Peroni; da Muratori, spettacolo «esilarante e poetico» di Edoardo Erba che la regista Emanuela Pistone ha per l’occasione tradotto dall’originale romanesco in dialetto catanese, a Sicilian Comedi (regia di Guglielmo Ferro), adattato dall’omonimo romanzo di Ottavio Cappellani ancora inedito, e descritto dal suo autore come una ilarotragedia.
In programma sono previste inoltre due pièce scritte dagli stessi Attardi e Ferro: Sadismo di coppia sarà uno spettacolo sui paradossi e le nevrosi della vita coniugale, mentre Sogno di una notte a Bicocca sarà una pièce metateatrale ispirata all’esperienza di lavoro di Francesca Ferro coi detenuti di Bicocca per la messa in scena del testo shakespeariano, con tutte le asperità e assurdità del caso (una fra tutte la necessità per i carcerati di interpretare anche le parti di donne e leggiadre fatine). Un programma, questo, variegato perché all’insegna di un’ampia apertura al pubblico – ad ogni fascia di pubblico – e alla novità, sia essa nazionale, internazionale o nostrana. Un programma non fatto semplicemente per attrarre il pubblico, ma per indurlo un po’ ruffianamente a essere attratto dal teatro. Il Teatro Mobile sfida così la città. Con una sfida al pubblico – e al teatro stesso – per creare in città bisogno di teatro.
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