«Questo non è un taglio, è un licenziamento». E’ categorico Orazio Ardizzone, uno dei 21 addetti delle pulizie dei teatri Massimo e Sangiorgi, che da più di dieci giorni stazionano sul tetto dello storico edificio di piazza Bellini. I dipendenti, anche se provati dalla già lunga occupazione, continuano imperterriti a protestare contro la drastica riduzione delle ore di lavoro e dello stipendio, minacciando di buttarsi giù dal cornicione se le istituzioni non interverranno immediatamente per risolvere la loro situazione. E non accennano ad interrompere la protesta. «Non scenderemo da qui finché non ci ridaranno le nostre ore di lavoro. Vergogna!», urlano le lavoratrici arrampicate sul tetto, tra bandiere e striscioni.
I 21 pulizieri manifestano contro le condizioni stabilite dal capitolato tecnico del nuovo bando di gara indetto per assegnare in gestione la pulizia dei due teatri cittadini, che riduce di quasi due terzi monte ore e salario. La ditta vincitrice, la Punto Pulizia, può assicurare al personale assorbito dalla General Coop – vecchia impresa affidataria – solo un’ora e mezza di servizio al giorno. La causa di questa cura dimagrante sono i bruschi tagli di fondi operati sui teatri dagli enti locali, che stroncano di netto il budget a disposizione per il servizio. A farne le spese sono gli addetti alle pulizie che, se dovesse subentrare la società che si è aggiudicata la gara, da 800 euro al mese per sei ore al giorno di lavoro, si troveranno a guadagnarne poco più di 200. «E’ inaccettabile», lamenta Santo Gangemi, responsabile provinciale Ugl. «Per i dipendenti è una situazione invivibile». E garantisce che la protesta «sarà permanente finché non si avranno i risultati che noi speriamo: un lavoro e una retribuzione dignitosa, perché non ha senso lavorare se poi non si può vivere», afferma senza messe misure. Già l’anno scorso, i pulizieri avevano subito una diminuzione dell’orario lavorativo da sei a tre ore quotidiane, e il loro stipendio era stato quasi dimezzato. La situazione, quindi, va di male in peggio.
Intanto sul tetto del Bellini la protesta prosegue. Ieri, poco prima del turno pomeridiano dello spettacolo Il lago dei cigni, i lavoratori hanno attirato l’attenzione del pubblico in attesa davanti al Massimo con megafoni, trombette da stadio e fischietti. «La gente se ne frega di noi», accusano amareggiati. Da più di dieci giorni non scendono dalla terrazza, dove con tende e teloni si sono organizzati per ripararsi da sole e vento e per passare la notte. Alcuni, a causa della stanchezza, hanno accusato malori per i quali sono dovute intervenire le ambulanze. In piazza Teatro Massimo stazionano anche forze dell’ordine e camionette dei vigili del fuoco, pronte ad intervenire ad ogni minaccia dei pulizieri di saltare giù dal cornicione. Quando arrivano chiamate più urgenti, però, i pompieri devono lasciare il teatro. «Anche il materasso di sicurezza posizionato davati all’ingresso è stato portato via per un’altra emergenza», ci raccontano i lavoratori. «Minacciano di buttarsi dal tetto da dieci giorni, ma poi non lo fanno mai», ci dice un passante.
Ma gli occupanti garantiscono che le loro minacce non sono uno scherzo: «Il primo giorno sali con la rabbia, il secondo e terzo per farti vedere, adesso se salgo cado giù», ammette Ardizzone, portavoce del gruppo. Oltre alla volontà di saltare giù, il pericolo potrebbero essere le cadute accidentali causate dalla stanchezza. Ma nonostante la paura, la protesta va avanti: «Siamo disperati racconta il lavoratore ma non molliamo. Se scendo di qui e torno a casa, con 200 euro di stipendio al mese non mi resta che andarmene a rubare. Che esempio darò ai miei figli?». Orazio pulisce sale e gallerie del Massimo da 25 anni e questo lavoro è l’unica fonte di reddito per lui, per sua moglie e per i suoi quattro figli.
Oggi è previsto il secondo incontro tra le parti, in cui i sindacati auspicano che «tutto venga riportato alle giuste condizioni lavorative e salariali per i dipendenti», annuncia Gangemi. A questo proposito, gli addetti alla pulizia – che nonostante la mobilitazione fanno dei turni per continuare a garantire la pulizia essenziale dei locali del teatro, senza però mai interrompere l’occupazione – sono scettici, ma si abbandonani a qualche speranza. «Ho fiducia nel sindaco, nella sovrintendenza e nelle istituzioni ammette Ardizzone – ma non ci credo fin quando no vedrò una risposta concreta, per me e per i miei compagni».
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