Teatro Biondo, la vertenza dei lavoratori «Si sono dimenticati di noi»

Se da un lato c’è un teatro, il Biondo, che rischia la chiusura, dall’altro ci sono i dipendenti, che con senso d responsabilità continuano a lavorare ma che dal 31 gennaio avranno lo stipendio decurtato del 30 per cento.

Un problema noto già da tempo ma di cui pare che nessuno si stia davvero facendo carico. Le segreterie Territoriali di Fistel, Uilcom e Ugl hanno inoltrato un sollecito al Prefetto di Palermo e a tutte le forze politiche comunali e regionali per denunciare lo stato di abbandono in cui, si legge in una nota,  «Versa la vertenza del Teatro Biondo Stabile e l’assordante silenzio istituzionale e che dimostra palesemente che le responsabilità dell’inetta politica siciliana vengono scaricate in prima istanza sui lavoratori e successivamente sugli abbonati e gli spettatori ostaggio di una vertenza senza soluzione».

«È paradossale – dichiara il Segretario territoriale della Uilcom, Giuseppe Tumminia – che un Teatro con tangibili risultati di pubblico sia in esercizio provvisorio e non abbia un piano di risanamento programmatico e un consolidato progetto artistico mentre riesce solo a tagliare gli stipendi dei lavoratori quando è creditore dai propri soci di quote sociali strutturali. Forse – prosegue Tumminia – avere scelto Roberto Alajmo come direttore artistico è stato un errore della politica. Alajmo, infatti, è uno che corre più veloce, meglio qualcuno che va piano, capace di rispettare i tempi della politica siciliana. L’impressione che abbiamo è che lo stanno lasciando solo a litigare con i lavoratori, senza nessun supporto strutturale per affrontare le difficoltà. In assenza di risposte – conclude – saremo costretti a confliggere con la gente che paga il biglietto,senza scivolare nel qualunquismo; chissà come si sentirebbero i nostri politici con il 30 per cento di stipendio in meno in tasca o con 95 euro al giorno di trasferta compreso vitto, alloggio e disagio, con una percorrenza media di 300 km al giorno e estenuanti turni di lavoro oltre le 13 ore giornaliere». 

Più che di corse forse si tratta, al momento, di scadenze. Entro il 31 gennaio infatti, Alajmo dovrà inviare al Ministero dei Beni e delle attività culturali la domanda per diventare teatro Nazionale. Una richiesta che deve essere sostenuta da alcuni parametri (economici soprattutto) che, stando alle attuali condizioni, il Biondo non ha. Inoltre da mesi la Provincia si è ritirata dall’associazione di cui fanno parte fondazione Andrea Biondo, Regione e Comune. Questo ha creato problemi interni, legati al fatto che un socio è venuto meno e quindi l’associazione va rimodulata. 

Il rischio dunque è che la domanda venga inviata lo stesso ma che venga bocciata e che quella che sembra l’unica possibilità di sopravvivenza del Teatro, tramonti. 

Marta Genova

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