Approvati i fondi di reintegro della Regione per i teatri siciliani. A Catania 3 milioni e 500mila euro saranno destinati al Teatro Bellini. Nemmeno un euro invece per lo Stabile. «Quello fatto al Teatro Stabile è un attacco alla città e alla cultura», ha detto il presidente dell’ente Giuseppe Di Pasquale durante una conferenza stampa ieri mattina in piazza Teatro Massimo. E stamattina lavoratori ed artisti – dopo il sit-in di ieri in via Pippo Fava – hanno formato una catena umana davanti al Palazzo della Cultura.
«All’Ars è stato presentato l’emendamento degli onorevoli Lino Leanza e Salvo Pogliese con un risultato che – su un taglio iniziale di sei milioni di euro – per il Teatro Bellini ci soddisfa molto», ha detto il consigliere comunale Manlio Messina. Ma quando si parla dell’altro importante teatro catanese i toni cambiano. «Due deputati, Fabio Mancuso e Nicola DAgostino, si sono opposti al reintegro dei fondi previsti dalla Regione per lo Stabile», spiega Messina. La loro opposizione, secondo il consigliere comunale del Pdl a capo della commissione cultura, deriverebbe da «logiche politiche personali». Ma il direttore dello Stabile, chiamato in causa, risponde che «se fosse una questione personale, allora starebbero dando troppa importanza alla persona».
Niente fondi per lo Stabile quindi, dove il taglio di un milione e 260mila euro mette a rischio 250 posti di lavoro e costringe ad annullare da subito due spettacoli già in programmazione. «Una ingiustificata discriminazione, un dato sconcertante», secondo Messina. «La cultura non ha prezzo e va difesa sempre», sostiene Salvo Di Salvo, consigliere comunale dell’Mpa. Forte la protesta anche del sindaco Raffaele Stancanelli, che parla di «prevaricazione che condiziona pesantemente l’attività di un’istituzione culturale e artistica apprezzata in tutta Italia».
«Se è vero che una sparuta minoranza è riuscita a sottrarre dei soldi che erano destinati allo Stabile, allora dovrà prendersene le responsabilità di fronte alla città. Non si capisce perché per altri teatri è stato accordato il reintegro dei fondi mentre per lo Stabile no – spiega Di Pasquale – Eppure il nostro teatro, a differenza di altri, è un punto di prestigio per Catania. Solo con gli spettacoli di quest’anno porta a casa otto nomination a premi da tutta l’Italia».
Intanto, la crisi a teatro si sente tanto sul palcoscenico quanto dietro le quinte. Affacciati dal cornicioni del Teatro Bellini, si trovano una decina di addetti alle pulizie. Sul tetto dell’edificio, in protesta ininterrotta da sabato, perché la ditta appena subentrata chiede stesse prestazioni di lavoro con un ribasso del 35 per cento negli stipendi e nelle ore di lavoro. Da quattro a un’ora e mezza di tempo. «Impossibile pulire un teatro», sbotta Orazio Ardizzone, uno dei pulizieri del Bellini. «Siamo 24 famiglie in crisi. Lavoriamo al Bellini e al Sangiorgi da venticinque anni. Abbiamo la solidarietà dei dipendenti del teatro». E le autorità? «Non abbiamo ricevuto una parola. Abbiamo chiesto del sindaco che non è mai venuto e anche Rita Cinquegrani – sovrintendente del Teatro Bellini – passa dalla piazza ma non alza nemmeno lo sguardo mentre noi siamo qui. Ma non scenderemo finché non si troverà una soluzione».
Sul tetto del teatro, intanto, «la situazione è preoccupante. I pulizieri in protesta iniziano ad accusare malori e ieri è stato necessario l’intervento di un medico per uno di loro», afferma il consigliere Di Salvo. «La volontà è quella di riuscire presto a mettere insieme un tavolo con il sindaco, il vicepresidente generale e la sovrintendenza, quantomeno per ripristinare le giuste ore di lavoro».
[Foto di Tg Antenna Sicilia]
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