Una catena umana per salvare la vita a una tartaruga caretta caretta. A trasformarsi in quella che definiscono una «ambulanza fatta di gente» sono stati, qualche giorno fa, i volontari del gruppo Wwf Sicilia Nord orientale. L’esemplare in pericolo è stato segnalato agli attivisti da un gruppo di pescatori guidati da Roberto Spadafora – che l’ha chiamata Lina – di rientro al porticciolo di Ognina da una battuta al largo. L’animale si era impigliato in una delle lenze gettate in mare. «Il filo le era entrato in bocca, le si era incagliato in una pinna e soprattutto le attraversava l’intestino», racconta la volontaria Oleana Prato. Quando la giovane e i colleghi si trovano davanti la tartaruga, le sue condizioni di salute sono molto gravi. Così, dopo avere avvisato la Capitaneria di porto etnea e avere preso in carico la testuggine, il gruppo avvia una sorta di staffetta. «Il nostro obiettivo era farla arrivare il prima possibile al Centro di recupero di Lampedusa così – racconta Oleana – ce la siamo letteralmente passata». Il percorso ha visto un passaggio di mano in mano da Catania fino all’isola più estesa dell’arcipelago delle Pelagie, attraversando Enna e Agrigento.
«Per me è stata la prima staffetta ma solitamente è questo il tipo di collaborazione che permette alle tartarughe caretta caretta di avere salva la vita in caso di emergenza», precisa Prato. L’animale – la cui presenza è molto comune in Italia, soprattutto nel Sud – vive a largo nel Mediterraneo e si avvicina alle coste per nutrirsi e per deporre le uova. Ragion per cui capita spesso ai pescatori di vederle, ai frequentatori delle spiagge di notarne le nidificazioni e alle tartarughe caretta caretta di trovarsi a contatto con elementi ai quali non sono abituati, come ad esempio le lenze per la pesca. E proprio la deposizione delle uova è per gli ambientalisti una delle manifestazioni più affascinanti del ciclo biologico dell’animale. «Passeggiamo spesso la mattina presto nelle spiagge per cercare le tracce delle tartarughe adulte poiché è proprio questo il periodo della nidificazione», racconta l’attivista. I tempi per la schiusa variano dai 42 ai 70 giorni. E «attualmente stiamo monitorando un nido apparso il 3 luglio a cento metri dal lido Le Capannine della Playa», annuncia la volontaria.
Lì il gruppo controlla quotidianamente che nessuno violi le circa cento uova deposte da una tartaruga caretta caretta. «È molto delicato, nessuno deve toccarlo perché l’intervento dell’uomo può risultare particolarmente pericoloso», spiega l’esperta. Ragion per cui a protezione del raggruppamento i componenti di Wwf Sicilia Nord orientale hanno sistemato alcune transenne. «Sono eventi meravigliosi, basta considerare che, per quanto è grande il mare, non è molto semplice che un esemplare femmina ne incontri uno maschio», racconta Prato. È per questo motivo che la tartaruga caretta caretta femmina ha una sacca in cui conserva lo sperma del maschio, una volta che ne ha trovato uno.
Così come è «fantastico il fatto che una volta fecondata, la tartaruga mamma inizia a dirigersi verso il luogo in cui lei stessa è nata perché solo in quel posto deporrà le uova, proprio perché lo ritiene l’unico sicuro». Salvo poi allontanarsi pure lei «nella speranza che la maggior parte dei piccoli veda la luce», continua Prato. I nidi realizzati da ciascun esemplare in una stessa stagione variano dai tre ai cinque e, poco dopo la scoperta di quello alla Playa, gli attivisti ne hanno rinvenuto un altro a Ponte naso, in provincia di Messina, dove le tartarughe caretta caretta non andavano da molto tempo. «Ci auguriamo che l’uomo, anche grazie alle nostre campagne di sensibilizzazione, faccia attenzione ai siti», conclude l’attivista.
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