Tappine indegne

Un increscioso accadimento vide protagonisti due degni rappresentanti eletti col voto popolare. Occorso è l’accaduto in seno al rappresentativo consesso circoscrizionale del Monte Po’, ridente località residenziale del capoluogo catanese. Trattasi di lite, che del sommo spirito dialettico che anima i dibattimenti in aula tra li consiglieri rappresenta degenerazione. «Bigotto», «mal educato», «poco intelligente» e nientemeno «ignorante», li appellativi usati in quel poco ortodosso dibattito, pronunciati dall’altrimenti degnissimo presidente della VII municipalità “Monte Po’-Nesima” Giovanni Fodale. A far le spese di tanti e diffamanti epiteti il consigliere Vinciguerra, in quel frangente suo antagonista in aula. Tristezza ci attagliò allorquando leggemmo che, protagonisti di questo alterco, non son altri che due compagni del Movimento che al nostro Illustre Presidente della Regione autonoma fa capo.

Ma quale il motivo del livore? Il Vinciguerra manifestò in aula indignazione per le esternazioni propalate dal Fodale sulla gazzetta cittadina il giorno 13 del mese corrente, a riguardo dell’intendimento di istituire un “Museo del Sesso”, nella zona del San Berillo vecchio, in territorio della I municipalità. Museo, ma all’aperto, un percorso lungo il “quartiere del sesso”, ripercorrendo i “Puttan Tour”, che l’odierna Catania che sfigurò il volto del suo peccaminoso quartiere da dieci e più lustri non rimembra.

Presumibilmente indignato al pensiero di render fruibili alle dignitose calzature delli scolari, o alli curiosi turisti, i percorsi che furon retaggio delle tappine di donnacce licenziose, il Vinciguerra propose in aula una “Censura per indegnità morale” per il presidente, motivando tale richiesta a tutela dell’immagine del Consiglio stesso, dal Fodale rappresentato.

L’intemerata onestà, il pio sentire che noi tutti cittadini sappiamo permear l’animo di ogni Consigliere, qual emanazione dall’Altezza del proprio incarico di rappresentante del popolo, ci indussero a vagliare l’entità del caso, verificando le dichiarazioni del Fodale contenute nel già citato articolo. E per verità il Fodale non solo manifesta approvazione, ma si fa in prima persona promotore del progetto: «Per tanti quarantenni come me questo rappresenta un mondo quasi poetico e lontano», dichiara il Fodale al gazzettiere. 
Ma il suddetto non comparì come promotore del progetto in veste di rappresentante della municipalità da lui presieduta: trattasi quindi di sua convinzione privata esterna al ruolo istituzionale.

Da che parte stare in questa vicenda? Il moralissimo stile etneo, che permea le Rappresentanze cittadine fin dalle glorie del Senatus Catanensis, non ci fa stupire della richiesta del Vinciguerra in Consiglio. 
Tuttavia il Fodale agì come libero cittadino secondo le regole democratiche che hanno proprio nel Consiglio di Circoscrizione da lui presieduto una delle più alte forme di attuazione.

Non si pronuncia sull’Istituzione del “Museo del Sesso” il Consiglier Tringali, che dell’opposizione tiene il banco in quel consiglio, e che vergò un’elettronica missiva a propria firma giunta in redazione ier l’altro. Ma difende egli l’operato del Vinciguerra, il quale, chiedendo del Fodale la “censura per indegnità morale”, agì, al pari del Fodale libero cittadino, in applicazione di un proprio diritto: «È legittimo, come da vigente Regolamento sul Decentramento Urbano, che un Consigliere, qualora ne ravvisi la necessità, chieda una riunione del Consiglio Circoscrizionale attraverso convocazione straordinaria. Stigmatizzo il comportamento del Presidente, che oltre alla scomposta e inqualificabile condotta non ha attenzionato tale richiesta».

Fu degna del Padre della Democrazia Stesicoro l’adamantina condotta, ma è pur vero che i tempi cambiano: se anche l’Illustrissimo Presidente del Consiglio dei Ministri adotta da anni con crescente successo la dottrina del “Pilu politicus”, potrebbe un “Museo del Sesso”  aver posto nei dibattimenti in aula?

Forse è d’uopo che il dibattito si svolga, con la dovuta serietà e rigore morale, anche nelle sedi del Siculorum Gymnasium. Poiché, come ricorda il Fodale, «non era raro che qualche ragazza si concedeva gratis dopo aver saputo che si era riusciti a superare un esame universitario».

Leandro Perrotta

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