TaoFilmFest, arrivano i magnifici sette Commuove la pellicola Usa Cesar Chavez

Il venerdì, penultimo giorno del Festival, è dedicato alla comicità e all’eleganza: Picone e Ficarra, Paz Vega, e la sera film su Chavez, ma non il comandante venezuelano, bensì il sindacalista americano. E c’erano pure Cristiana Capotondi e Alessandro Genovesi.

Si comincia con l’elegante Paz Vega, che arriva al palazzo dei congressi ignorata da tutti i partecipanti al campus. L’attrice sivigliana, stranamente, non ha iniziato per sbaglio la carriera di attrice. Si inizia con la domanda sulle scene di nudo sul set (soprattutto quello di Lucia y el sexo), alla quale l’attrice risponde con un «La prima cosa che ho pensato è stata la reazione dei miei». Si passa poi ai registi, ai quali la Vega si affida totalmente, senza però evitare di dare qualche consiglio o interpretazione personale. Domanda, ormai di default, sulle serie tv: la Vega ha recitato in 7 vidas, remake con la paella di Friends, che è stata per lei una grande palestra e qualcosa di molto simile al teatro, con un centinaio di spettatori durante le riprese.

La Vega dichiara poi che non ha un vero metodo per entrare nel personaggio ma cerca di adattarsi di volta in volta a quello che le viene offerto, e di preferire l’Italia a Hollywood, ma di aver avuto negli States una fantastica opportunità lavorativa che non si è voluta far scappare. La Taoclass finisce con una domanda sul ruolo di Maria Callas in Grace di Monaco, ruolo che ha avuto una grande preparazione (addirittura delle lezioni con una insegnante di canto lirico) e che è stata ancor più difficile vista la brevità dell’apparizione, che impedisce all’attrice di poter modificare, migliorare o ampliare, durante le giornate sul set, il personaggio.

Prima di Picone e Ficarra, Alessandro Genovesi e Cristiana Capotondi arrivano a Taormina per la presentazione del nuovo film Soap opera. Dal trailer sembra tutto già visto: film corale, tanti comici, storia ambientata dentro un condominio, durante la notte di san Silvestro; apparentemente niente di interessante, ma dovremo aspettare il 23 novembre di quest’anno per saperlo con più certezza. Di particolare sagacia una domanda posta alla Capotondi: «Quale film ti è rimasto più impresso e lo porterai sempre nel cuore?». Una domanda a cui un’attrice che è in giro a promuovere il suo ultimo film, con accanto il regista, non potrebbe risponderebbe altro che «Questo!».

La Taoclass con Picone e Ficarra potrà essere annoverato tra i momenti più esilaranti di tutto il Festival: i due entrano, intrattengono, divertono, rispondono (anche seriamente) e vanno via solo dopo aver firmato un numero spropositato di autografi. Le loro risposte sono sempre azzeccate, irriverenti ed esilaranti: si parte con la scelta della fotografia dei film, risponde Ficarra, testualmente: «A culo!». La risposta seria invece è: dopo aver visto I cento passi chiedono chi sia il direttore della fotografia, gli viene indicato Roberto Forza, al quale chiedono di collaborare per un film, stessa cosa per le sceneggiature con i film di Virzì e Francesco Bruno. Estremamente faceto il modo in cui Ficarra, durante tutta la masterclass, ha preso in giro chiunque, da Mario Sesti, direttore artistico del Festival, al fotografo che gli ha fatto mille foto, alla professoressa di Lettere che gli ha fatto una domanda abbastanza prolissa.

Il dopo-cocktail al Timeo è il momento glam del Festival, con con premi che cambiano nome, fattura e valore di sera in sera: Taormina Falconeri Award a Paz Vega, premio Città di Taormina a Silvio Soldini, Taormina Arte Award a Marina Cicogna e ad Antonio Cabrini (premio inventato, poiché Cabrini ha sorpreso tutti con la sua presenza, al ché si è pensato bene di dare anche a lui un premio) e Cariddi d’oro a Ficarra e Picone che, dopo la lettura della motivazione da parte di Mario Sesti direttamente da un cellulare, hanno a loro volta preso il cellulare per leggere il loro «Grazie Taormina» appena giunto via sms, tra l’ilarità generale.

Il film del grande cinema al Teatro antico è Cesar Chavez, pellicola statunitense del 2014, di Diego Luna, che racconta le vicende del sindacalista americano Chavez e della lotta contro i produttori di uva negli anni ’50 in California. La regia, la quarta per l’ormai ex attore Luna, non è delle migliori, non entusiasma, ma di certo non è noiosa né mai fastidiosa. La storia è vera e mostra come l’unione sia l’unica forza dei più deboli (forse questo film andrebbe mostrato nelle scuole, per dimostrare come tenacia, voglia di fare e umiltà siano caratteristiche utili al raggiungimento di qualsiasi obiettivo). La vita privata ci viene raccontata attraverso un rapporto padre-figlio particolarissimo, di incontro scontro meraviglioso, fatto di momenti molto rabbiosi (la fuga verso i nonni o il pranzo dopo il golf) e altri molto toccanti (il figlio che dà mezza mela per curare il livido paterno, cosa insegnatagli dal padre stesso poco tempo prima). Il film è didascalico, a tratti retorico, ma non dispiace; riesce anche a far sorridere più di qualche volta, e alla fine lascia con quella soddisfazione che male non fa.

Ps. I sette del titolo sono: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Cristiana Capotondi, Paz Vega, Antonio Cabrini, Silvio Soldini e Micael Peña.

Pietro Sidoti

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