Una pena più lieve, quanto basterebbe per evitare un eventuale ritorno in carcere. E, per compensare la riduzione della condanna, un risarcimento nei confronti del Comune. Potrebbe essere questo l’esito del processo di secondo grado ad Ascenzio Maesano e Orazio Barbagallo, rispettivamente ex primo cittadino ed ex responsabile dell’ufficio Finanze di Aci Catena. La proposta di un concordato tra difesa e accusa è stata messa sul tavolo questa mattina dai legali degli imputati, nel corso della prima udienza del processo d’Appello per il caso tangenti. I due sono stati condannati in primo grado a quattro anni per corruzione, nell’ambito dei rapporti intrattenuti con l’Halley consulting, società informatica che per oltre 15 anni ha fornito al Comune i software e la manutenzione delle reti. Al centro del procedimento giudiziario ci sono le mazzette – almeno due per un valore complessivo di circa 20mila euro – che l’imprenditore Giovanni Cerami avrebbe pagato per assicurarsi il rinnovo dell’affidamento del servizio e l’aggiudicazione del progetto di tele-assistenza Home care, bandito dal Comune sfruttando fondi europei. Un affare da 252mila euro.
Gli avvocati – Giuseppe Marletta ed Enzo Mellia per Maesano, e Orazio Consolo e Giuseppe Di Mauro per Barbagallo – hanno proposto una condanna di tre anni di pena anziché quattro. Considerato l’anno di custodia cautelare già trascorso tra carcere e domiciliari, ciò potrebbe consentire agli imputati di scontare il resto della pena lontano dagli istituti penitenziari. Un’altra conseguenza dell’eventuale accoglimento dell’accordo sarebbe relativa all’interdizione dai pubblici uffici che – da perpetua che era – potrebbe essere ridotta a tre anni. Questa prima ipotesi è stata accolta dall’accusa, rappresentata dalla pm Tiziana Laudani. Ma la decisione finale spetterà comunque alla giudice. Dove invece al momento le parti divergono è il risarcimento – ancora da quantificare – che la procura vorrebbe venisse inserito nel concordato. I difensori di Maesano e Barbagallo, infatti, al momento si oppongono all’idea di un bonifico da versare al Comune inevitabilmente rimasto danneggiato dall’inchiesta che, il 10 ottobre di due anni fa, portò la Dia ad arrestare l’ex sindaco catenoto e il funzionario in pensione, che all’epoca occupava uno scranno in consiglio comunale.
A quei fermi si arrivò quasi per caso: nel 2016, infatti, gli uomini della Direzione investigativa antimafia si trovavano ad Aci Catena per indagare sulle presunte pressioni che i clan Cappello e Laudani avrebbero fatto sull’amministrazione comunale per fare sì che la gestione della raccolta rifiuti venisse affidata all’Ef Servizi ecologici di Giuseppe Guglielmino. Quest’ultimo, a dicembre scorso, è rimasto coinvolto, al pari di diversi presunti esponenti mafiosi e dell’imprenditore della ditta Senesi Rodolfo Briganti (per il quale non è stata formulata l’accusa di associazione mafiosa), nell’inchiesta Gorgoni. Fu proprio durante quelle indagini che gli investigatori intercettarono alcune conversazioni tra Maesano e Barbagallo, e tra quest’ultimo e Cerami, nelle quali si sarebbe discusso di tangenti. Con tanto di registrazione del momento in cui, dentro l’auto di Maesano, sarebbe avvenuta la spartizione della somma. D’altra parte entrambi gli imputati, durante il processo di primo grado, hanno ammesso le proprie responsabilità. In tal senso, il concordato proposto all’accusa rappresenterebbe l’ennesimo passo verso la volontà di chiudere al più presto la vicenda. Facendo però in modo di non tornare in carcere e provando magari a ottenere l’affidamento ai servizi sociali. Per saperne di più bisognerà attendere il 21 giugno, giorno in cui riprenderà il processo.
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