L’ultima ordinanza anti-Covid del presidente della Regione Nello Musumeci fa ancora discutere, tra richieste da parte del garante della privacy e le tante reazioni al divieto di effettuare i tamponi in maniera gratuita negli hub, in molti hanno avuto da ridire sull’argomento. Pochi critici, tuttavia, tra gli addetti ai lavori, con Renato Costa, commissario anti-Covid per la provincia di Palermo, che addirittura parla di «un’ordinanza perfetta sotto ogni punto di vista».
«Stamattina (ieri per chi legge, ndr) alla Fiera del Mediterraneo abbiamo offerto a trenta persone a cui abbiamo negato il tampone la possibilità di vaccinarsi. Loro hanno accettato, si sono vaccinati seduta stante e hanno anche ricevuto il green pass – dice Costa a MeridioNews – Questo prova che l’ordinanza comunque funziona. Le valutazioni sui provvedimenti di ordine sanitario li devono fare i sanitari – continua – Non ci si improvvisa epidemiologi o esperti. Noi a Palermo abbiamo fatto 700mila tamponi gratuiti e non possiamo fare passare l’idea che il tampone sia sostitutivo del vaccino. È uno strumento di monitoraggio importante per controllo, tracciamento e prevenzione, ma non può essere valido per andare a feste, compleanni, matrimoni dove poi comunque si rischia di beccare il Covid», afferma Costa.
A fronte dei trenta palermitani che hanno scelto la via del vaccino, tuttavia, sono molti quelli che di fronte al rifiuto del tampone gratuito non tornano indietro sulle proprie decisioni e preferiscono tornare a casa. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo effettuato 560 tamponi, ieri 500, ma era ferragosto, di solito la media si attesta attorno ai 700 – continua Costa – Ma il 50 per cento delle persone che si presenta per il tampone non è vaccinata. Ci fanno perdere solo tempo, perché dobbiamo spiegare loro che non possiamo fargli il tampone gratis e che devono andare a casa. Stesso discorso – continua – in aeroporto: abbiamo scritto alla Gesap che non faremo più tamponi gratuiti alle partenze a chi non è vaccinato». E sul tema della privacy Costa è sicuro: «In condizioni di emergenza sanitaria che qualcuno venga a dire che c’è un problema di privacy non sta né in cielo né in terra». Simile la situazione a Catania, dove giusto ieri c’è stata una riunione operativa all’Asp per mettere a punto la strategia da adottare sul tema dei tamponi.
A difendere l’ordinanza di Musumeci ci pensa anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza che, intervistato da MeridioNews, ha dichiarato: «Mi piace quello che ha detto il presidente Zaia qualche giorno fa quando, rintuzzato dal suo partito per decisioni che aveva assunto, ha detto che siamo un popolo di commissari tecnici. Scherzi a parte – continua Razza – le decisioni assunte dal presidente Musumeci sono per il contenimento della pandemia, il garante della privacy ha formulato alcune richieste di chiarimento, formalizzeremo queste richieste. Non cerchiamo il muro contro muro, però vorremmo che si comprenda che oggi in Sicilia c’è una situazione diversa da tutte le altre regioni d’Italia e che non c’è bisogno di far finta che questo non sia vero».
In realtà, l’interlocuzione con il garante pare non essersi poi limitata a qualche chiarimento, tanto che in serata è arrivata la notizia della sospensione dell’articolo cinque dell’ordinanza, quello che prevede l’obbligo del green pass per «l’accesso dell’utenza agli uffici pubblici e a tutti gli edifici aperti al pubblico». Uno dei punti maggiormente criticati, persino dagli alleati di Musumeci, come gli esponenti della Lega. «Sul green pass continuamo intanto a interloquire – prosegue Razza – è importante più del green pass la vaccinazione. Chi dice che il green pass non sia stato uno strumento perfettamente funzionante forse ha ragione, perché alcune norme sono contraddittorie, penso a quella che obbliga il green pass nella mensa aziendale per lavoratori che nell’ufficio non ne hanno bisogno. Oggi, però, dobbiamo portare tutti i cittadini a vaccinarsi, non c’è niente di più importante». L’assessore è tuttavia perentorio quando gli si chiede una battuta su chi ritiene l’ordinanza incostituzionale. «È un cretino – risponde – e ai cretini non sempre va data una risposta».
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