Sulla ST intervengono anche i sindacati

“Condivido solo in parte la reazione del Prof. Fortuna – commenta Giuseppe Sessa, rappresentante sindacale della FIOM-CGIL – è un gioco al quale siamo abituati: anche per l’apertura del modulo M6 l’azienda ha giocato sui numeri. Dovevano esserci 1500 assunzioni solo per M6, ma poi abbiamo saputo che di queste, qualche centinaio erano già state fatte, con il risultato che, se M6 dovesse partire, le nuove assunzioni sarebbero molte di meno. Le assunzioni in India ci saranno, anche perché abbiamo altri segnali di uno spostamento della ricerca in quel continente”.

 

A suo modo di vedere, il differente costo della forza lavoro e le qualifiche professionali degli ingegneri sono delle discriminanti per quanto riguarda gli investimenti in Italia o all’estero? 

Gli indiani, così come i cinesi, non sono più o meno bravi. Sono diversi. Il fatto è che attingere a diverse fonti permette sempre di capitalizzare le diverse attitudini, predisposizioni, capacità. A questo aggiungiamo un indiscutibilmente basso costo del lavoro (poi ci torniamo), il fatto che diversificare permette di realizzare dumping (Sud-Nord non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo). E poi gli indiani e i cinesi hanno una marcia in più rispetto agli europei; hanno più entusiasmo, più voglia di fare e quindi producono di più a parità di condizioni e di competenze. Ce ne accorgiamo anche quando vengono qua in trasferta o andiamo noi là. In Europa siamo a pezzi, sotto quest’aspetto.

 

La ST a Catania ha mantenuto gli stessi livelli occupazionali, non c’è dunque da allarmarsi. 

L’azienda non ha ancora licenziato in Italia, ma in Europa sì, anche se ha toccato solo gli stabilimenti di produzione. Inoltre ha dichiarato che ci sono 3000 esuberi in Europa. Penso sia già sufficiente per essere allarmati.

 

Che altri problemi ci sono?

L’anno scorso abbiamo fatto una lunga assemblea aperta in cui abbiamo messo sul tappeto i problemi di Stm Catania (il testo integrale dell’assemblea è disponibile seguendo il link in calce all’articolo. ndr). Un’assemblea unitaria, ma fortemente spinta da FIOM, al cospetto della classe politica catanese. Certo, eravamo in campagna elettorale e dopo si sono volatilizzati tutti.

Riassumo velocemente: la politica finanziaria italiana è vergognosa, ma è inutile fare a scaricabarile. Le responsabilità locali sono gravissime, sia per lo stato in cui versa la zona industriale catanese, sia per l’assenza della Regione e non diamo per scontato che sia ovunque così (vedi governo francese e regione Lombardia. In questo modo Catania perde competitività in Italia e in Europa).

 

A questo si aggiunge una forte titubanza da parte dell’azienda, in ritardo sul piano industriale anche per la situazione del mercato (l’attuale confronto con la RSU è a rilento e mancano delle risposte da parte dell’azienda). Ancora, è un dato di fatto che la ricerca sta lasciando Catania (si sta assottigliando, in verità) e che si sta spostando verso il Nord: Agrate, ma soprattutto in Francia. Quel che fa paura è la prospettiva futura, perché la ricerca di oggi sarà la progettazione e la produzione di domani. Se la ricerca la facciamo altrove, domani le competenze per progettare e produrre saranno altrove e questo processo è già in atto. Poi, se vogliamo parlare di diritti e dignità dei lavoratori, abbiamo tanti argomenti, non ultimo quello per il quale se, invece di esportare diritti e democrazia, continuiamo a esportare imprese e cervelli, la competizione non potremo reggerla mai, semplicemente perché non ci sarà. 

 

[Nella foto Carlo Bozotti che, nel marzo scorso, ha sostituito Pasquale Pistorio alla guida della ST Microelectronics]

 

L’intervento FIOM all’assemblea di Stm Catania del 17/12/2004

 

Michele Spalletta

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