Sud, tra giovani, donne e precarietà «Uscire dalla crisi? Basta puntare sui valori»

C’è l’autotrasportatore che non protesta ma chiede liberalizzazioni mirate e infrastrutture. C’è l’imprenditore agricolo, giovane e innovativo, che punta alla qualità e al valore piuttosto che al mercato. C’è chi si occupa di welfare e chiede di poter fare da sé. Solo tre delle esperienze che si sono alternate stamattina al microfono di palazzo Platamone, per la giornata di studi organizzata dal Partito democratico di Catania sul tema Sud, un’impresa grande: giovani, donne, mezzogiorno uscire dalla precarietà. Un’occasione per consegnare istanze e idee concrete nelle mani di Stefano Fassina, responsabile nazionale del dipartimento Economia e lavoro del Pd, presente in città per l’occasione. «Perché bisogna capire che il Sud non è un problema locale. I giovani non sono un problema generazionale. E le donne non sono un problema di genere. Sono tutte questioni nazionali», spiega.

Ascolta l’intervista a Stefano Fassina

Il contesto non è dei più incoraggianti. «Oggi assistiamo a una guerra dei poveri, in cui si è convinti che lo straniero rubi il lavoro agli italiani», spiega un ragazzo, italiano di seconda generazione, in un breve video che introduce i lavori. La stessa guerra quotidiana vissuta per anni da un precario, uno di quelli che vive ancora la mamma, con buona pace del ministro Anna Maria Cancellieri. «Perché lei con la sua pensione e io e mia sorella con i nostri part-time abbiamo capito che da soli non ce possiamo fare – dice – Bisogna creare una comunità». Inutile invocare lo Stato. «Prima ti assume e poi ti abbandona», commenta lapidario in video un impiegato della Riela Group, azienda catanese confiscata alla mafia e diventata statale. «La legalità è gratis? – chiede amaro – Il suo costo qualcuno lo vuole pagare?».

Esperienze di vita che si confrontano ogni giorno con un contesto dai dati foschi. Nel triennio dal 2008 al 2011 il settore manifatturiero locale ha perso il 20 per cento delle imprese. Il commercio lamenta la distorsione del mercato subita dall’avanzata dei centri commerciali. L’agricoltura si troverà a confrontarsi con la recente scelta dell’Unione europea di abolire i dazi per i prodotti agricoli e ittici provenienti dal Marocco. I precari sono ormai il 20 per cento degli occupati totali. «E’ necessario aiutare i giovani che hanno idee – commenta Giuseppe Berretta – Perché, se chiediamo loro di rimanere, dobbiamo anche dare un’opportunità». Quella che chiedono ogni giorno i concittadini di Giuseppe Glorioso, sindaco di Biancavilla. «Io trovo la gente sotto casa appena esco la mattina – racconta – Non mi chiedono più del piano regolatore o dei lampioni che non funzionano, ma di avere un lavoro anche da due ore al giorno».

Chi lavora, ognuno nel suo settore, ha chiare le idee per il cambiamento. Come Giancarlo Spinella, presidente regionale della Cna-Fita, una delle maggiori associazioni degli autotrasportatori. Secondo cui servono liberalizzazioni mirate nei settori delle assicurazioni, dei pedaggi, dell’attraversamento dello stretto di Messina e investimenti nelle infrastrutture siciliane. Migliorie che dovrebbero investire anche il settore del welfare, il primo a venire tagliato in tempi di crisi. «Non si tratta solo di erogare servizi, ma di creare legami, relazioni», spiega Orazio Micalizzi, del consorzio Connecting people che assiste in tutta Italia 4mila migranti. Per le relazioni, però, servono gli spazi. «La cui mancanza si può risolvere con l’autocostruzione da parte della popolazione – aggiunge – Perché per “pubblico” non si intende solo quello che è statale, ma tutto ciò che viene dai cittadini».

E a porre l’accento sui valori, anche e soprattutto in tempi di crisi, non è solo Micalizzi. «Il nostro obiettivo è fare qualità», dice Andrea Valenziani, giovane imprenditore agricolo diventato noto nel periodo dei blocchi in Sicilia per aver denunciato il sistema delle proteste a Lentini. Piuttosto che ricorrere a dei mediatori per commercializzare i suoi prodotti, Valenziani a preferito trattare direttamente con i clienti dei gas, i gruppi d’acquisto solidale provenienti da tutta Italia. «Gli intermediari frazionano il valore economico del prodotto penalizzando il produttore – spiega – E tolgono quel valore aggiunto che viene dall’umanità di chi produce». Nel caso della sua azienda, il rispetto della legalità e dell’ambiente.

Problematiche e proposte più volte ripetute. E spesso espresse in proteste. «Ma che senso ha in una democrazia scendere in piazza e urlare a tutti i politi, indistintamente, “tutti a casa”? – conclude Valenziani, strappando un lungo applauso al pubblico e rivolgendosi a Fassina e, con lui, la politica tutta – Queste spaccature dovreste seminarle, altrimenti cresce la malerba».

[Foto di gnuckx]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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