Subbuteo Club Bagheria è campione di Sicilia Capitano: «Vogliamo fare grande questo gioco»

Bagheria caput Siciliae. Questo è quanto si può dire relativamente al gioco del Subbuteo, dopo che il Subbuteo Club Bagheria ha conquistato il titolo di campione di Sicilia per la seconda volta nella sua storia. I ragazzi bagheresi hanno battuto per 3-1 in finale i detentori del titolo, il Subbuteo Club Catania. «Quattro anni fa – spiega a MeridioNews Stefano Buono, capitano della formazione bagherese –, passando dalla coppa campioni all’interregionale con Bagheria sposai un progetto, quello di far grande il Subbuteo a Bagheria a partire dai giovani. Questo successo è la conferma che la strada è quella giusta». Il trofeo è stato consegnato al team dal presidente nazionale della Fisct, la Federazione Italiana Sport Calcio Tavolo, Maurizio Cuzzocrea.

L’età media della squadra campione è di 24 anni e Buono, da buon capitano, passa in rassegna tutti i protagonisti di questo successo: «I giocatori della prima squadra sono Eleonora Buttitta e Giuditta Lo Cascio, già campionesse del mondo femminile a squadre, Franscesco Lo Presti, giocatore molto arcigno, Gianluca Enzo Buono, il più tattico della squadra, Emanuele Lo Cascio, già campione del mondo giovanile e Antonino Fontana, vera promessa del Subbuteo nazionale di soli 16 anni». A far parte del team c’è anche lui, Stefano, che dopo aver elogiato tutti i componenti di sé dice soltanto di mettersi «a disposizione della squadra, cercando di rendere al meglio».

Il ruolo di capitano per Stefano Buono vuol dire «grande responsabilità e grandissimo orgoglio». Il ragazzo però precisa come la squadra sia composta da un gruppo di amici, quindi anche svolgere quella determinata mansione viene decisamente più semplice. «Ci alleniamo alla palestra Puglisi il martedì e il giovedì dalle 19 alle 21 e naturalmente chi vuole può venire a trovarci. Certamente, ognuno ha i propri impegni sia di lavoro sia di studio, ma riusciamo a fare tutto». Il Subbuteo, gioco sulla cresta dell’onda soprattutto negli anni ’70 e ’80, è indubbiamente meno in voga rispetto a qualche decennio fa, ma non è mai passato di moda: «Si tratta di un gioco a punta di dito, ma è anche sport perché i tuoi movimenti devono avere una precisione al millimetro. È come sognare il grande calcio – conclude Stefano Buono – con gli occhi bene aperti e insieme ai tuoi amici».

Luca Di Noto

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