Si chiama Pietro Costa ed è nato a Palermo. È questo il nome di uno dei due carabinieri accusati di avere stuprato due studentesse americane a Firenze. Il suo collega, invece, è l’appuntato scelto Marco Camuffo, 49 anni di Prato. A rendere noti i loro nomi è stato il quotidiano fiorentino La Nazione. «È un grande dolore vedere come basti il comportamento indegno, illegittimo e immorale di un qualche carabiniere, per oscurare il lavoro che giorno e notte compiono centomila uomini», commenta Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, che condanna duramente la condotta dei due uomini: «È imperdonabile il grave danno che stanno facendo all’Arma – aggiunge – Questi fatti ci feriscono gravemente nel prestigio». Blindatissima, invece, l’atmosfera fra i colleghi palermitani, nessuno autorizzato a lasciare dichiarazioni sulla presunta condotta del carabiniere scelto originario di Palermo.
I fatti risalgono alla notte fra mercoledì e giovedì della scorsa settimana. Le due studentesse si sono recate al comando di polizia all’alba per denunciare le violenze subite dai due carabinieri, al momento sospesi dal servizio. Le due sarebbero state avvicinate fuori da una discoteca dagli agenti in divisa e invitate a salire a bordo dell’auto di servizio per essere riaccompagnate a casa. Una volta arrivate, secondo la loro ricostruzione, sarebbero entrati nell’androne del palazzo anche i due agenti, che successivamente le avrebbero aggredite, abusando di loro. Camuffo, capo pattuglia quella sera, ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con una delle due ragazze, secondo lui consenziente e non sotto effetto dell’alcool: «Sono state loro a invitarci a salire in casa», avrebbe detto il militare davanti ai magistrati di Firenze. Meno disponibile a un confronto il 32enne originario di Palermo, che all’inizio ha respinto ogni accusa, mentre adesso sembrerebbe disposto a rispondere alle domande degli inquirenti. Secondo alcune indiscrezioni riportate dal quotidiano fiorentino, potrebbe essere ascoltato proprio oggi.
Stupro a parte, circostanza adesso al vaglio della Procura, di certo c’è che entrambi i militari non hanno messo al corrente i loro superiori dell’intervento eseguito in discoteca e del fatto di aver riaccompagnato a casa le due ragazze con l’auto di servizio. Sono indagati infatti dalla Procura militare per uso privato della vettura e mancata comunicazione alla sala operativa di essere arrivati sul posto quella notte, oltre che di violata consegna e peculato. In caso di rinvio a giudizio, il Comune di Firenze si costituirà parte civile al processo contro i due militari. Intanto l’opinione pubblica non parla d’altro e la vicenda rimbalza ora anche su siti e giornali internazionali, dal New York Times al Washington Post. «Quello che è successo a Firenze è di una gravità inaudita. Seguiamo il lavoro della magistratura, saremo comunque inflessibili», ha dichiarato a proposito anche la ministra della difesa Roberta Pinotti.
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