Studenti, maggio francese in Sicilia? Nasce la rete “Area 51”

Attenzione. La bomba sociale è esplosa e nessuno può fare finta di niente. Studenti, disoccupati, ceto medi0, affamati e disperati: ormai sono tutti in piazza. In tutta l’Europa. E’ un momento delicato che esige la massima cautela da parte di tutti. E servirà a ben poco tentare di denigrare la protesta sociale appigliandosi a qualche facinoroso o a qualche infiltrato tra le forze dell’ordine.

Il malessere è reale. La macelleria sociale mesa in atto dal governo Monti in Italia e dalle altre espressioni dei poteri finanziari europei in altri Paesi, sa sortendo le reazioni che pure potevano essere prevedibili.

Il disagio è palpabile nel mondo studenteco. Stamattina anche a Palermo, il termometro della protesta ha segnato temperature alte. 

E sappiamo bene- la storia ce lo ha insegnato- quanto possa essere sintomatico di un fermento sociale il mondo studentesco in rivolta. Maggio francese o sessanto italiano docet.

L’ennesima prova delle profende radici del malcontento che si organizza è la nascita di “Area 51”. Cosa è? Una rete di scuole agrigentine che,come  leggiamo in un loro comunicato 

“si è costituita, in via del tutto privata. Il perché della creazione di questo “gruppo” è dovuto dal fatto che i ragazzi degli istituti appartenenti all’hinterland canicattinese, hanno trovato in questa forma di associazionismo una maggiore forza da adoperare contro provvedimenti, disegni di leggi e decreti che danneggiano ciò che ogni giorno vivono di più: la scuola.

Gli  studenti affermano che le  forze  studentesche entreranno subito in campo contro il DDL 953, o Aprea, che in questi giorni è discusso in Parlamento. Considerando, infatti, questo decreto anticostituzionale, ai fini degli articoli 33-34 della Costituzione italiana, e antidemocratico ci stiamo mobilitando per delle eventuali forme di protesta. Soprattutto contro i punti che hanno riscosso maggiore astio: L’autoregolamentazione delle rappresentanze (inserito negli articoli 1, 2 e 3 del decreto):

 

– L’ingresso dei privati all’interno delle scuole (peraltro spiegato in modo farraginoso e poco chiaro negli articoli 10 e 11)

– La figura del preside-manager

– I finanziamenti privati che sostituiranno i fondi pubblici

– Il conseguente aumento del divario nord-sud (essendoci nel settentrione d’Italia una più alta concentrazione d’aziende disposte a finanziare le loro scuole)

– Il patto di stabilità, prevedente l’elargizione di fondi pubblici a privati

Di fronte queste nefandezze, del governo italiano e, qualora venisse votato, del parlamento, siamo pronti a manifestare portando proposte, modifiche e cercando di creare una riforma, perché necessaria, basata anche sull’espressione di coloro che la scuola la vivono più dei (politicanti). “

 

 

 

Redazione

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