Una piccola barca bianca persa in mezzo al nulla. Un mare sconfinato, buio. Non si vede, ma su quella minuscola imbarcazione
c’è un bambino che osserva sgomento ciò che rischia di inghiottirlo per sempre. Questo il punto di vista dal quale è partito Massimiliano Scuderi per realizzare il suo quadro Origami. Si tratta di uno degli otto che danno vita alla mostra Strutture in Emergenza, promossa dal Collettivo Neuma, con il patrocinio del Comune di Palermo, che si inaugura alle 17 di lunedì 24 giugno all’Ex Fonderia Oretea della Cala. Sarà presente l’assessore alle Culture Adham Darawsha.
Si tratta della terza tappa dell’esposizione dopo quelle di Carini e Capaci. Plinti accatastati, parallelepipedi ondulati, navi, origami, fari, salvagenti, mari, scorci di terre e borghi. Elementi vividi
che raccontano il dramma dei viaggi della speranza nel Mediterraneo, attraverso forme essenziali espresse grazie all’uso di geometrie asimmetriche e astratte, in un gioco di forme e colori che restituiscono la cifra stilistica dell’eclettico artista palermitano. «Ho iniziato a lavorare su queste tele un anno fa – racconta Scuderi -. Ho cominciato a immaginare come un bambino vivrebbe questa esperienza. Io avrei paura a stare di notte in un gommone alla Cala, figuriamoci cosa può provare un bimbo che attraversa il Mediterraneo». In altre due opere invece vengono rappresentate le navi Lifeline e Aquarius. Anche in questo caso il protagonista implicito è un bimbo. In una delle tele spuntano dei salvagenti dalle nuvole: «Ho cercato di immedesimarmi nel bambino che vede il colore di queste ciambelle arancioni che arrivano dall’alto, ancora non ha colore sociale, non ha fede politica o religiosa ma quelle due ciambelle sono la sua salvezza».
In molte opere, la maggior parte quadrate, ricorre la figura del faro, una luce che cala dall’alto: «Rappresenta mio padre – dice l’artista – che è venuto a mancare due anni fa».Tra i lavori esposti c’è anche Esodi, definita da una rivista a tema antropologico dell’Istituto Euroarabo, Guernica di mare. L’articolo traccia i contorni di quella che ad oggi considera una guerra in mare. Le vittime di questo conflitto nelle tele di Scuderi sono solo apparentemente assenti, e proprio per questo emergono invece con maggiore forza. «Siamo davanti a delle tele dai forti contenuti ideologici – spiega Fabiola Di Maggio, curatrice della mostra, ma anche ideatrice e presidente del Collettivo Neuma – che si presentano quali frame surreali di cronaca contemporanea, come si evince agevolmente dalle rappresentazioni delle due navi Ong. Tuttavia, esse sono al contempo delle traiettorie di riflessione fantastica prive di ragguagli spazio-temporali, tanto arcaiche quanto futuribili, attraversanti la storia e tutte le storie di esodi, che la memoria umana non può e non deve dimenticare. Per riflettere sul passato, sul presente e sull’avvenire in una prospettiva che faccia incrociare e dialogare i tempi, i luoghi e le loro proiezioni».
Una luce che cala dall’alto quindi su passato e presente. E su quale futuro? «
L’istruzione alla base di tutto – afferma Scuderi – La mente deve essere aperta alla conoscenza per non essere vandalizzata. Anche io sono un uomo sulla barchetta, e per me c’è anche il Paese. Al momento non vedo tante vie d’uscita. Grazie alla pittura riesco a dare sfogo a quello che vedo e che mi dà fastidio e per me è un punto di partenza». L’artista più che aspirare a considerazioni positive da parte dei critici, vuole raggiungere persone comuni: «Spero che le tele suscitino un’emozione in chi le guarda. Mi ha commosso ad esempio il riscontro avuto da Bartolo. Vorrei che lasciassero qualcosa. Credo, con alcune di queste, di esserci riuscito».
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