Stranieri, allo Steri presentato IV Rapporto Migrazioni «A Palermo quasi 26mila sbarchi in due anni al porto»

Mettono al mondo più figli e in età più giovane, chiedono pochi permessi di soggiorno perché vedono la Sicilia come terra di transito e non di approdo, aprono imprese soprattutto individuali, preferiscono gli istituti tecnici ai licei: è la fotografia degli stranieri in Sicilia, scattata dal IV Rapporto Migrazioni in Sicilia 2016 e diffuso dall’Osservatorio Migrazioni dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe. Un report, a cura della ricercatrice Serenella Greco e della docente Giuseppina Tumminelli, costituto da 276 pagine corredate di grafici e dati. Il lavoro è stato presentato questa mattina presso la chiesa di Sant’Antonio Abate all’interno del Complesso Monumentale dello Steri. Lo studio parte dal numero ufficiale di stranieri residenti in Sicilia: 183.192, con un’incidenza sul totale della popolazione regionale del 3,6 per cento (dati Istat). Gli stranieri arrivano per lo più dal mare ma in ogni caso vedono l’isola come luogo di «approdo e di transito verso altre Regioni d’Italia e del Nord Europa».

Negli ultimi due anni gli sbarchi al porto di Palermo hanno riguardato 25.921 persone. Un capitolo specifico riguarda i rom di Palermo, che ricorda come «se i migranti sono persone con diritti ridotti, i Rom sono invece soggetti completamente privi di diritti» e di come siano da sempre vittime di discriminazioni e stereotipi razziali. Anche nel capoluogo siciliano, la cui comunità più numerosa vive da anni al campo della Favorita. Oggi risultano essere in 160, di diverse nazionalità e status giuridici ma tutti impropriamente etichettati come nomadi e zingari

A Palermo risiede la quasi totalità delle comunità bengalesi e ghanesi in Sicilia, e poi soprattutto romeni (6.909), sri lankesi (3.902) e marocchini (2.641). Relativamente pochi i cinesi (1.588) che preferiscono la provincia di Catania. Nella provincia di Palermo gli stranieri minorenni residenti risultano essere 7.106, su un totale di 36.980. Ma i soli numeri dell’anagrafe, si sa, rendono poco la presenza degli stranieri in Sicilia, visto che sono più numerosi coloro che sono impelagati con la richiesta dei permessi di soggiorno o che risultano irregolari. Palermo inoltre si conferma come luogo privilegiato della popolazione straniera che «si lega prevalentemente al lavoro domestico, di cura alla persona e ai servizi». Con alcuni paradossi: nella provincia di Ragusa risultano più stranieri occupati che in quella di Palermo. 

 

Chi arriva in Sicilia lo fa ancora più per necessità che per scelta. «Ogni minuto – ricorda il rapporto – 24 persone nel mondo sono costrette a lasciare la propria casa, praticamente due ogni cinque secondi, per sfuggire a una situazione insostenibile di bisogno o per evitare il pericolo di morte o di privazione della libertà». Per chi decide volontariamente di restare poi si aprono diverse soluzioni. A guardare le cifre rimangono ad esempio poche le unioni miste: «sono soltanto 249 i nati da madre italiana e padre straniero e 930 i bambini con padre italiano e madre straniera», mentre è Palermo la prima città della Regione in cui è maggiore il numero di figli con entrambi i genitori stranieri. Le mamme straniere sono più prolifiche e mettono al mondo figli prima dei 28 anni, mentre per quelle italiane l’età media è di 31 anni.

«I cittadini stranieri residenti in Sicilia – recita il report – provengono in prevalenza dall’Europa (79.988), dall’Africa (58.070) e dall’Asia (40.124). Seguono con percentuali ridotte americani (4.820) e cittadini dell’Oceania. Al primo gennaio 2016, i cittadini rumeni con 53.189 presenze continuano a primeggiare la classifica delle nazionalità presenti in Sicilia, facendo registrare rispetto allo scorso anno un aumento di 2.417 unità. Seguono i cittadini stranieri provenienti dalla Tunisia (19.244), dal Marocco (14.840) e dallo Sri Lanka (13.452)», mentre per la prima volta il numero dei bengalesi supera quello degli albanesi. La consistente presenza romena in Sicilia si spiega con l’entrata della Romania nell’Unione europea nel 2007, che ha consentito ai cittadini comunitari di usufruire di particolari agevolazioni (in Italia non necessitano di permesso di soggiorno ma solo dell’iscrizione anagrafica nel Comune di residenza).

Sull’istruzione dei cittadini stranieri i dati, a detta della stessa Tumminelli, «necessari per ricostruire un quadro completo, dettagliato e approfondito a livello regionale non sono disponibili». L’incremento del numero di alunni stranieri, pur circoscritto a uno striminzito 1,1%, è comunque positivo rispetto al calo delle iscrizioni che c’è stato a livello regionale. Alto invece il dato della dispersione scolastica per quanto riguarda l’etnia rom. «Nel complesso, il 36,6% degli stranieri è iscritto in un Istituto tecnico, il 32,8% a un Liceo e il 30,6% in un Istituto professionale». Pochi poi gli studenti stranieri che proseguono gli studi all’Università (l’1,2%), con un’ampia preferenza per l’ateneo palermitano (34,4%). 

 Stando ai contratti regolari, prevalgono gli impieghi nel settore domestico, seguito poi dall’agricoltura. È cresciuto anche negli anni della crisi il numero di immigrati che hanno aperto un’impresa in Sicilia: mentre il settore ha visto un crollo di quasi il 10%, le nuove imprese gestite da stranieri sono 27.766 – un aumento percentuale rispetto al 2011 del 21,6%. In questo senso la capitale si conferma Palermo, con le nuove attività che sono 8.320, soprattutto nel settore del commercio e che riguardano imprese individuali. 

Andrea Turco

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