Storia di Thomas, dal Niger a Palermo

Riprende il nostro viaggio alla scoperta della comunità africana a Palermo, per dare voce a chi vuole essere ascoltato. Oggi raccontiamo la storia di un uomo che ha dovuto lasciare il proprio Paese per sfuggire alla guerra, con la speranza di trovare un luogo sicuro dove ricominciare una nuova vita. Mentre lo aspettiamo vicino al suo bar, vediamo un gruppo di uomini giocare animatamente a domino e a dama. I bambini si rincorrono per le strade, mentre le donne cucinano pesce fritto e varie leccornie tipiche dei loro luoghi di origine. Ci sentiamo per un momento in Africa.
Incontriamo il nostro amico a Ballarò, quartiere che racchiude in sé un cuore multietnico, dove molti stranieri hanno investito per aprire delle piccole attività commerciali. Un luogo in cui molti di loro hanno deciso di ricominciare. Thomas Freeman – questo il suo nome – ha trentasette anni e viene dal Niger. ? un uomo pieno di speranza e fiducia nel futuro. I suoi occhi brillano di una luce intensa mentre racconta la sua vita fatta di un doloroso passato e da un promettente presente da giovane imprenditore.
Thomas scappa dal Niger nel 2002, a causa della guerra civile che sconvolge e distrugge questo Paese. La casa dove viveva con la madre, il padre e il figlio, viene bruciata durante il conflitto. Si ritrova solo, cerca disperato i genitori e il figlio di appena due anni, ma non li trova tra le macerie. Corre per salvarsi nella foresta. Trova un’amica che scappa dalla città in fiamme con la figlia. Si unisce a loro. Inizia il loro viaggio per sfuggire alla morte. Dopo qualche ora perde di vista la sua amica e si ritrova nuovamente solo.
Da qui inizia l’interminabile viaggio verso la Libia, dove Thomas spera di trovare un modo per entrare in Europa. Attraversa il deserto per varie settimane. Racconta le difficoltà di questo viaggio lungo vari mesi con commozione. Poi trova un modo di arrivare in Italia. Si imbarca insieme ad altre 96 persone, tra i quali molte donne e bambini, per raggiungere le coste della Sicilia. Thomas non ha soldi per pagare il viaggio, ma è un meccanico specializzato. Inizia per lui un viaggio con la speranza di cominciare una nuova vita senza guerra e distruzione. Sbarcato a Lampedusa, viene ospitato in un centro di accoglienza. Dopo qualche settimana arriva a Palermo, dove riceve una notizia scioccante: i suoi genitori sono morti durante la guerra. Ottiene subito l’asilo politico e inizia a lavorare come camionista, con un contratto in regola e uno stipendio degno. Poi la tragedia. Thomas perde una gamba durante un pericoloso incidente con il suo camion. La sua ironia ci colpisce. Pensa che sia paradossale essere scampato indenne dalla guerra e trovarsi adesso in queste condizioni per un banale incidente di lavoro. Ha un grande coraggio e una forza ammirabile, quest’uomo che ride delle avversità. Ci racconta di essere un formidabile sportivo, gioca a basket in carrozzella e con una protesi speciale si diletta con la box un paio di volte a settimana.
Dopo l’incidente, Thomas riceve una pensione vitalizia di 1.600 euro al mese, ma non l’indennità dovutagli dell’assicurazione che ammonta a circa 516.000 euro. Inizia in questo modo un’interminabile causa con il suo ex datore di lavoro per vedere riconosciuto il diritto d’avere quello che gli spetta.
In seguito, decide di aprire una piccola attività commerciale, un bar con un nome a dir poco interessante: black and white. Il suo obiettivo è creare un punto d’incontro tra la comunità africana e la gente del luogo. Un punto di ritrovo per bere qualcosa e ballare con gioia le splendide melodie africane.
Thomas è inoltre un punto di riferimento per tutta la comunità africana a Palermo. Aiuta i nuovi arrivati ad ottenere il permesso di soggiorno e a integrarsi nella città. Conosce bene tre lingue, l’italiano, il francese e l’inglese. Per questo, molte volte aiuta a tradurre chi dal Niger, Senegal, Eritrea, Somalia, Camerun e Kenia, non sa parlare ancora la nostra lingua e ha bisogno di essere sostenuto. Salutiamo Thomas con la promessa di incontrarci presto e raccontare più a fondo la vita e le necessità di una delle comunità più numerose ma inascoltate di Palermo, quella africana.

 

Valeria Vilardo

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