Stefania Noce, primo anniversario in piazza «Diremo no al femminicidio con un mantra»

Un’azione partecipativa per coinvolgere spettatori, passanti e curiosi e dire insieme no al Femminicidio. Così oggi a Catania, in piazza Università a partire dalle 10, si ricorderà la studentessa di Licodia Eubea Stefania Noce, uccisa insieme al nonno dall’ex fidanzato esattamente un anno fa. «Sarà una performance artistica con movimenti semplici, pensati dalle artiste dell’associazione Adif – la bottega dell’arte, che saranno accompagnati dalla ripetizioni di una sorta di mantra – che, sottolineano le organizzatrici del comitato Senonoraquando, sarà svelato durante la manifestazione – con lo scopo di incidere sulla coscienza collettiva, proprio grazie alla ripetizione, sperando che attecchisca e abbia degli effetti di riflessione poi nelle vite di ciascuno».

L’evento di stasera si inserisce all’interno della campagna Ferma il Femminicidio, adottata anche dall’amministrazione comunale e condivisibile sul sito del gruppo femminista Le Voltapagina. Ed è solo una delle iniziative organizzate nel giorno del primo anniversario della morte della giovane. Nella sua città natale ci sarà una fiaccolata nel pomeriggio e le verrà intitolata una piazza, nell’attesa che diventi ufficiale l’intitolazione dell’aula A2 del monastero dei Benedettini, sede della facoltà di Lettere che Stefania frequentava.

«L’aspetto che più ci sta a cuore è non solo sensibilizzare la collettività, ma soprattutto avviare dei processi educativi capaci di cambiare tutti i comportamenti e gli atteggiamenti che stanno dietro la violenza sulle donne», spiega Antonia Cosentino di Senonoraquando. Lei e le sue compagne credono fermamente che l’educazione sentimentale sin dalle scuole dell’infanzia sia l’unica vera strada percorribile per scardinare gli stereotipi. «Perché parta proprio dai bambini una nuova forma di concepire la relazione tra generi diversi. Una relazione di equità e non di dominanza di un sesso su un altro. Una relazione di amore e non di possesso», spiega. Alcune tra loro, come Graziella Priulla e Rita Palidda, docenti di Scienze Politiche, fanno già degli incontri nelle scuole, ma «dovrebbe essere compito delle istituzioni farsi carico dell’insegnamento dell’educazione sentimentale, così come di tanti altri interventi che andrebbero fatti per limitare e a sconfiggere ogni genere di violenza sulle donne», aggiunge Cosentino.

E anche la Chiesa potrebbe fare la sua parte. In questi giorni molti domandano una presa di posizione al Papa riguardo alla notizia della lettera affissa nella bacheca di una chiesa a San Terenzio, un paesino sul golfo della Spezia in Liguria, in cui il parroco si scaglia contro le donne sostenendo che si mettono nei guai perché provocano. «Rendere pubbliche opinioni del genere è molto pericoloso – dichiara l’attivista delle Voltapagina – Alimenta meccanismi perversi di giustificazione della violenza di genere, grazie a stereotipi già riconosciuti e scardinati dal femminismo storico, ma ancora tristemente vivi nell’immaginario collettivo molto più di quanto si pensi». E ancora una volta si sposta l’asse sulle donne, anche se il femminicidio lo commettono gli uomini.

Ma le donne di Senonoraquando sono ottimiste, anche se sanno che la battaglia sarà dura e lunga. «Secondo noi l’uccisione di Stefania Noce e di tutte le altre circa 120 donne del 2012 ha posto il problema del femminicidio come una emergenza non più rimandabile da combattere – afferma la Cosentino – Quello che è successo quest’anno è che piano piano la gente sta cominciando a prendere consapevolezza della gravità della situazione nel nostro Paese dal punto di vista delle violenze di genere». Il cambiamento lo nota anche nei media, «che hanno grosse responsabilità sull’uso sessista della lingua italiana – dice – e che nel corso dell’anno hanno cambiato a poco a poco atteggiamento: prima scrivevano uccisa per gelosia, raptus d’amore o simili, oggi scrivono femminicidio. Parola brutta, come il crimine che connota». Ci vorranno anni per cambiare le mentalità, ma Antonia e le sue compagne credono che sia cominciato un cammino e che piccole idee siano già cambiate. «Come dice Emma Baeri, che fa parte del nostro gruppo, Le Voltapagina, ed è una femminista storica – sottolinea – le idee sono velocissime a cambiare e hanno tempi brevi, la mentalità e la cultura sono invece lentissime».

Per continuare a lavorare su questo cambiamento, intanto, alle Voltapagina piacerebbe che il 27 dicembre diventasse per la città una data simbolo per il ricordo di Stefania e di tutte le altre donne. «Un appuntamento – spiega la giovane attivista – per la loro memoria e per ricordarci di non smettere mai di combattere le violenze di genere a tutti i livelli, non solo quello del femmincidio che è l’ultimo anello di una lunga catena. Quindi perché non ripetere ogni anno?».

 

[Foto di chepetite]

Agata Pasqualino

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