Natale, regali (brutti e inutili) sotto l’albero La soluzione? La tombola degli orrori

Nonostante la crisi nessuno rinuncia ai regali. C’è chi ha il tempo e la voglia e li compra strategicamente mesi prima e chi si ritrova a farlo il giorno della vigilia con buona pace dei fortunati commessi. Ma accanto alla certezza che a Natale qualche dono si riceve sempre, c’è anche quella che tra i regali ce ne saranno di brutti e inutili. Dalle candele a forma di renna agli immancabili soprammobili raffiguranti Babbi Natale e folletti.

C’è chi il regalo orrendo lo riceve sempre dalla stessa persona e l’espressione di sorpresa, felicità e gratitudine la tira fuori ancora prima di strappare la carta regalo e ormai la esercita da così tanti anni che se ci fosse una categoria agli Oscar si aggiudicherebbe certamente la statuetta. Ed ecco il sorriso a tutti denti davanti al maglione dai colori assurdi, sempre diverso e ogni anno più brutto, ricevuto dalla zia. E il grazie urlato con voce isterica all’amica – sempre la stessa – che spende ogni Natale di meno e propina le presine per la cucina o il porta tovaglioli comprati al 99cent. Che non vuol dire che un bel regalo debba costare per forza tanti euro, solo che se alla tirchieria si aggiunge la mancanza di gusto, il gioco è fatto e l’amico non ha scampo.

Il regalo dovrebbe, invece, seguire due semplici regole: essere un modo per farsi conoscere o per far capire quanto si conosce l’altro. Nel primo caso, il principio che si dovrebbe sempre tenere in mente è: mai – mai – comprare una cosa per un altro che non piaccia a noi stessi. Una rivisitazione del sacrosanto detto «non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te». Così chi riceve il regalo saprà un po’ di più dei gusti di chi l’ha fatto, e se anche differissero dai propri, avrà imparato qualcosa sulla persona e avuto una dritta per non sbagliare i suoi di regali. La seconda regola – più importante, e da non seguire solo se non si conosce abbastanza il destinatario del dono (e qui si potrebbe aprire una parentesi lunghissima sulla necessità di fare regali di Natale ai quasi sconosciuti, ma non la apriremo) – vede il dono come un modo per soddisfare i desideri di chi lo riceve. Ogni regalo dovrebbe essere personalizzato e non fatto a caso, dalla sciarpa al libro, ché cosa ti sta dicendo la tua cacca, magari non vuoi saperlo da un best seller anche se fa ridere. 

Purtroppo, i suddetti sono princìpi poco seguiti. Così ogni anno si svolgono davanti a presepi e alberi di Natale le tragedie dei regali orribili, destinati a stipare cantine e sgabuzzini, o – nel caso il destinatario sia una persona senza stupidi rimorsi – le pattumiere. Ed ecco che chi non ha mai usato un profumo in tutta la sua vita, noto per essere l’allergico a tutto della comitiva, quello che comincia a starnutire a causa dell’eau de toilette degli altri e che non entra neanche pagato in profumeria, riceve un profumo a Natale. Magari di quelli tarocchi che vendono nei mercatini ed il cui odore oltrepassa la confezione chiusa e si fissa nelle narici fino a Capodanno. Il massimo è l’amica – o la parente – che ti regala il profumo di marca riciclato. Se a lei non piace l’odore non si capisce perché dovrebbe piacere a te, ma intanto lei è convinta di fare bella figura, e di riuscire nella sua impresa senza lasciare traccia del riciclo. E per farlo ricicla anche la carta della profumeria. A tradirla la confezione un po’ sgualcita, l’assenza di adesivi con logo usati per fermare la carta e di fiocchi e fiocchetti – che le profumerie non fanno mai mancare neanche in tempo di crisi – oltre al fatto che quell’essenza sugli scaffali non si vede già da un po’. Il consiglio è di ridonarlo al mittente al prossimo compleanno, in nome del primo principio, senza però risparmiare su nastro e coccarde, e magari la donatrice capirà.

Di esempi ce ne sono milioni. Il porta occhiali da camicia per il nipote ventenne che, oltre ad essere cieco come una talpa, per cui le lenti dal naso non le toglie neanche al mare, non usa la camicia neanche per i matrimoni, e sulle felpe quell’aggeggio non ci sta. Il barattolo per dolci, a forma di casa di marzapane di Hansel e Gretel, donato all’amica ventitreenne che vive ancora con i genitori, non cucina neanche un uovo fritto e bambocciona resterà ancora per un po’. La cornice di vetro con stampa di rose e decori dorati che farebbe sentire vecchia anche la tua bisnonna. Il copriavambracci di lana, che non sapevi lo avessero inventato, ché se devi mettere le maniche lunghe tanto vale indossare un maglione. La collana di plastica dal colore indefinito ricevuta dall’amica più glamour, quella famosa per indossare solo pietre e metalli preziosi. Il portaspezie regalato a un uomo, che – cosa ben più grave – fa uscire sale pepe e peperoncino dalla testa di tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.

Regali orrendi e inutili, che però hanno fatto prender piede a una nuova tradizione, un momento goliardico da trascorrere con gli amici sotto le feste, tra il Natale e la Befana: la tombola degli orrori. Attenti però a chi invitate: chi fa brutti regali è sempre molto suscettibile.

[Foto di anokarina]

Agata Pasqualino

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