Il contributo di Palermo allo sviluppo dell’astrofisica narrato attraverso il patrimonio storico-scientifico custodito all’interno di Palazzo dei Normanni. Si tratta della mostra Starlight – la nascita dell’Astrofisica in Italia, organizzata dall’Istituto nazionale di astrofisica con il patrocinio del ministero dei Beni e delle attività culturali, ospitata in alcune delle prestigiose sedi che compongono la costellazione Inaf: Firenze, Roma, Napoli, Padova e Palermo. La mostra, infatti, nasce dalla sinergia tra musei, biblioteche e archivi dell’Inaf ed è stata pensata come un’esposizione diffusa: ognuna delle città individuate è stata scelta perché ospitò astronomi che lì vissero ed operarono. Per il capoluogo siciliano, il tema scelto è Lo sviluppo della fisica solare.
Fino al 21 giugno saranno ospitati nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Palazzo dei Normanni, strumenti, libri e documenti di archivio, molti dei quali per la prima volta esposti e resi fruibili al pubblico, incentrati sulla figura di Giuseppe Piazzi, un matematico che nel 1790 fu chiamato alla guida dell’osservatorio Giuseppe S. Vaiana, fra i più antichi d’Italia. Il nuovo direttore si diede subito da fare occupandosi dell’acquisto degli strumenti astronomici più moderni dell’epoca per rendere l’osservatorio all’avanguardia a livello europeo: tra le altre cose, fu acquistato il Cerchio di Ramsden, realizzato dal noto costruttore inglese, e fu costruita la prima cupola. Fu la determinazione di Piazzi che consentì al prezioso strumento inglese di giungere in Sicilia.
Grazie a queste nuove apparecchiature, e in particolare proprio al Cerchio, nel 1801 Piazzi riuscì a scoprire ed identificare il primo asteroide che chiamò Cerere Ferdinanda, in onore del mito di Cerere, ambientato proprio in Sicilia e, naturalmente, del re Ferdinando. Nella cripta della chiesa Santa Maria delle Grazie – che si trova proprio sotto la Cappella Palatina e normalmente è chiusa al pubblico – si possono osservare gli antichi strumenti, ancora perfettamente funzionanti, usati all’epoca. Tra questi telescopi, tubicini spettrali e prismi, utilizzati per analizzare la luce emanata dai corpi celesti e scoprirne così la composizione.
Ma anche raccolte di disegni che ritraggono le prime osservazioni del Sole: macchie e protuberanze così realistiche rispetto all’originale da rasentare la perfezione. Immagini uniche che si devono a Pietro Tacchini, nominato astronomo aggiunto nel 1863. E ancora, acquarelli che descrivono la prima eclissi solare osservata dalla Sicilia nel dicembre del 1870. Sempre in quell’anno, fu osservata dalle parti di Caltagirone un’aurora boreale che Tacchini poi descrisse nei suoi disegni. Un’occasione unica per scoprire una storia affascinante dello studio del cielo ospitata in un luogo altrettanto magico come la Cappella Palatina: l’accesso alla cripta, infatti, è all’interno della chiesa normanna voluta da re Ruggero II di Sicilia.
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